Il romanzo di Isaia Iannaccone Il dio dell’I-Ching (Orientalia editrice, pp. 344, euro 23) si snoda attraverso due linee narrative: una prima ambientata nella Bruxelles dei giorni nostri (con tanto di delitto efferato); la seconda nella Cina sconquassata dalle invasioni mongole. Nella capitale belga il sinologo napoletano Matteo D’Ortica si ritrova a che fare con l’assassinio del direttore della Europe International School. Il crimine conduce D’Ortica attraverso un vortice di eventi nei quali il sinologo coglie strambi collegamenti con l’oggetto dei suoi studi, attraverso il ritrovamento di una insolita creatura – «l’ectoplasma» – proveniente da una misteriosa libreria di Pechino.

L’INIZIO DELLA PARTE «storica» fornisce già le prime indicazioni sul peso del passato: «Fu al tramonto che arrivò l’orda dei barbari del Nord». Proprio questa divisione tra «barbari» e no costituisce una bussola per orientarsi nello specchio contemporaneo imbastito da Iannaccone: sarà chi condivide la passione per la Cina a salvarsi e a distinguersi da personaggi, quasi tutti professori della prestigiosa scuola, che animano la storia con bassezze, straordinarie ambiguità fino al millantare presunte conoscenze sinologiche, ridicolizzate non senza un certo compiacimento dall’autore.

DA UN PUNTO DI VISTA dell’impianto narrativo, Iannaccone si avventura poi in un territorio «sacro». I capitoli del libro sono 64, ognuno dei quali dedicato al relativo esagramma del Libro dei Mutamenti: dopo Philip K. Dick e la sua Svastica sul Sole e le poesie di Jorge Luis Borges («Per una versione dell’I-King» nella raccolta del 1976, La moneta di ferro), forse solo un sinologo poteva osare un’operazione del genere, senza rischiare di pagare il dazio del confronto con due grandi. Iannaccone – chimico e sinologo napoletano – utilizza gli esagrammi con disinvoltura, trattando bene tanto l’argomento specialistico (chi ha studiato mandarino troverà chiavi di lettura nascoste al lettore non avvezzo a caratteri, toni e pronunce della lingua cinese) quanto quello legato al delitto.

La parte di indagine viene movimentata da Iannaccone (già autore de L’amico di Galileo per Rizzoli) con misteri e momenti di pura commedia. Nell’interpretazione degli esagrammi, poi, il protagonista del libro utilizza le parole di Wang Bi, mentre Il romanzo dei tre regni, custodito in molteplici edizioni in una libreria monotematica di Pechino, fornisce un’ulteriore chiave di lettura sull’omicidio di Bruxelles. Un caotico viaggio di andata e ritorno nella storia che ricorda le parole di Borges quando scrive: «Chi si allontana dalla propria casa, vi è già tornato».