Abbiategrasso – Piancavallo. L’ascesa finale è un muro frondoso che disegna un angolo retto nel profilo della tappa. Il gruppo ci sbatte contro dopo aver preso la rincorsa dalla periferia di Milano e aver attraversato in fretta e furia la pianura padana. In Lomellina echeggia il canto delle mondine, dieci ore al giorno le braccia e le caviglie immerse nella risaia – se otto ore vi sembra poche / provate voi a lavorar – e che pure al riparo delle cascine scoprirono solidarietà nuove per oppressioni antiche, quella del patriarcato, su a casa, e quella del Sciur sulla terra.

Perfino il fascismo già trionfante, si era nel 1927, si piegò, quando gli agrari decisero la riduzione di un terzo delle paghe, e La Risaia, organo del Partito comunista clandestino, lanciò la parola d’ordine Difendere il salario!

Si passa poi a far visita, ad Asti, a Giovanni Gerbi, Diavolo Rosso sempre in fuga. Tre volte diavolo. Per le bestemmie con cui condiva gli accidenti in gara; per le scorrettezze con cui impreziosiva i suoi trionfi tra pugni in volata, chiodi per la strada e compravendite neppure troppo mascherate; e per quell’irruzione in bicicletta e maglia rossa nel bel mezzo di una processione: A chi l’è cul là? Al Diau? sbottò il prete. Così fu ribattezzato il primo campionissimo, che poi col diavolo strinse un patto che lo portò a correre l’ultimo suo Giro a 47 anni.
Oggi la notizia è che va via, finalmente, la fuga. Sono tante le squadre in cerca di rivincita, ma alla fine a giocarsi la vittoria rimangono in tre. Da subito ci si accorge che chi ne ha di più è il tedesco Schachmann, che è però anche il più veloce della compagnia, e aspetta di avere il traguardo nel mirino per infilzare lo spagnolo Plaza (che di Schachmann ha una quindicina di anni in più) e il nostro Marcato.

Più indietro si svolge la vicenda parallela del gruppo dei migliori. Una vicenda, peraltro, dai contorni inaspettati. Yates risponde a un primo attacco di Dumoulin. Placatosi, parrebbe, l’olandese, in quella Yates si guarda intorno un po’ spaesato, la lingua di fuori, quasi a cercare un santo a cui votarsi. In quella il diavolo (che ci sia dietro lo spirito di Gerbi?) ci mette lo zampino, perché da dietro rinviene Froome di rincorsa. Dumoulin e Pozzovivo acchiappano al volo quel tram inaspettato, la maglia rosa invece perde un metro dietro l’altro. Fortuna sua che il traguardo è lì vicino, e il danno è contenuto. Ma con la vista sui tre colli spaventosi di domani le certezze di ieri sono evaporate.