Stanotte Fuori orario (Raitre, a partire dalle 2.00) propone uno speciale (a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto) per cui vale la pena «sintonizzarsi» sui fusi orari di Città del Messico o Los Angeles; «Fuori orario per Angela Ricci Lucchi» è infatti l’omaggio all’artista e cineasta da poco mancata, con la prima tv di uno dei lavori più recenti della coppia Ricci Lucchi e Gianikian, A propos des nos voyages en Russie, che in Italia è stato presentato la scorsa edizione di Filmmaker festival (Milano, dicembre 2016). E con la serie dei Frammenti elettrici (N.1 Rom, N.2 Vietnam,N.3 Corpi, N.4 Asia, N.5 Africa), Diario 1989. Dancing in the Dark, il sesto dei Frammenti elettrici ( 2009) che dialoga quasi come un controcampo con A propos des nos voyages en Russie. Anche questo è un «archivio» di immagini girate dai cineasti nell’estate dell’89 tra le feste del’Unità in Romagna, dove era cresciuta Angela che era nata a Lugo (il Pci, la Russia vista dall’Italia), in cui nella festa di musica e braci di cibo scivola il sentimento di una realtà che finisce per sempre.

 

 

Certo la televisione pubblica il cui compito dovrebbe essere quello di utilizzare il canone per illuminare teste e occhi edoveva proporre il lavoro di questi artisti conosciuti e omaggiati in tutto il mondo almeno in prima serata e non solo in forma di ricordo postumo, cosa che dice molto sulla politica culturale italiana così come la progressiva emarginazione di uno spazio quale Fuori orario, «unico» in una programmazione di donmattei e inguardabili talk show, che nel tempo ha fabbricato cinefilie eccentriche e sguardi intelligenti e ora sembra condannato a una probabile estinzione.

 

 

A propos des nos voyages en Russie (A proposito dei nostri viaggi in Russia) è stato realizzato per due giornate di studio dedicate all’opera di Ricci Lucchi e Gianikian a Parigi, nel 2016, dal titolo: «Politiche e uso critico delle immagini d’archivio». E il film è in sé una sorta di archivio, una valigia con gli strumenti di ricerca degli artisti: letture, oggetti, fotografie, immagini, esperienze, vissuti su cui si fonda il lavoro (sempre in progress) sulla Russia raccolto poi nella magnifica installazione prodotta da Documenta 14 a Kassel Journey to Russia. Che è anch’essa una sorta di «archivio»,o la sua rifondazione, un diario in cui confluiscono questo film e molti altri riferimenti comparsi nel loro lavoro durante gli anni, le interviste con alcuni protagonisti delle avanguardie russe a cui Angela Ricci Lucchi aveva già dato la silhouette dei suoi acquerelli trasferendo i suoi racconti in una narrazione (Note sui nostri viaggi in Russia, 2009).
«Li abbiamo filmati con rispetto, senza sovrapposizioni idelogiche» spiegano gli autori. L’idea è quella di documentare le loro parole e le loro testimonianze prima che scompaiano per sempre.
Una serie di fotogrammi fissi riprendono uno per uno i materiali: vecchie pellicole, fotografie dell’era zarista, della rivoluzione russa e degli anni a seguire, gli acquerelli di Angela Ricci Lucchi, le copertine dei libri di fiabe russe.

 

 

Cechov nel 1890, all’età di 30 anni, parte per Sakhalin, l’isola dei deportati a dodicimila kilometri da Mosca. Al suo editore scrive: «È cosa certa che noi abbiamo lasciato marcire invano, senza ragione, in modo barbaro; noi li abbiamo resi sifilitici, noi li abbiamo corrotti, noi abbiamo aumentato il numero dei criminali, e noi abbiamo rigettato la colpa sui guardiani della prigione dal naso rosso. Oggi tutta l’Europa colta sa quali sono i responsabili: non i guardiani ma ciascuno di noi». In una canzone di Vysockij, il cantautore «teppista» morto nell’80, amato da Josif Brodskij che lo aveva definito «il miglior poeta della Russia», si narra della manguste che un tempo vivevano allegramente, amate e rispettate. Poi all’improvviso hanno cominciato a essere perseguitate, non servivano più, non c’era più bisogno di loro…

 

 

 

A propos  des nos voyages en Russie contiene gli elementi che attraversano con costanza la creazione artistica di Gianikian e Ricci Lucchi. La Russia, appunto, la sua cultura e i suoi conflitti, che diventano nello studio un terreno sensibile e un riferimento prezioso in quel «catalogo» della loro opera che è il Novecento. Di cui ogni film traduce i conflitti, le contraddizioni, liberando ogni singolo fotogramma dalle imposizioni temporali per tradurlo in una narrazione collettiva al presente. Guerre, colonialismo, imperialismi che esplora la loro opera costruiscono un dialogo ininterrotto di passato e presente, il laboratorio degli artisti e il racconto del mondo.