Il nuovo scostamento di bilancio sarà deciso oggi dal consiglio dei ministri e votato dal parlamento il 25 novembre. Lo ha annunciato ieri il viceministro Misiani, specificando che lo scostamento servirà a coprire le spese dei due dl Ristori già al Senato e inciderà sul bilancio del 2020. Dovrebbe essere di 7 miliardi, ma potrebbe lievitare anche sino a 10: la cifra finale era oggetto ieri di un vertice notturno dei capidelegazione con Conte. Del pacchetto farà parte anche l’atteso dl Ristori-ter, che non dovrebbe andare oltre un miliardo, coperto dai proverbiali «avanzi». In ogni caso i tre decreti convergeranno in un provvedimento unico che dovrebbe servire a coprire i «ristori» per le zone diventate rosse o arancioni di qui alla fine dell’anno.

IL SECONDO SCOSTAMENTO sarà più corposo e inciderà sul bilancio del 2021. Sino a due giorni fa l’ipotesi era quella di adoperarlo per finanziare una sorta di integrazione della legge di bilancio, tramite maxiemendamento concordato quanto più possibile con l’opposizione o almeno con Forza Italia. Lo scostamento sarebbe pertanto dovuto arrivare in parlamento prima dell’approvazione definitiva della legge, in dicembre. Ieri però la strategia pareva destinata a cambiare. Lo scostamento 2021 dovrebbe essere deciso solo a gennaio, sarebbe sganciato dalla legge di bilancio e servirebbe solo a coprire le spese necessarie per fronteggiare le emergenze dovute alla crisi Covid con un dl Ristori-quater. Una quantificazione di questo scostamento, oggi, è dunque impossibile: dipenderà da come si presenterà il quadro tra un paio di mesi. La cifra non sarà inferiore ai 20 miliardi, quasi certamente più alta: almeno una trentina.

IL GOVERNO HA DUNQUE rinunciato al miraggio di cavarsela con un unico scostamento, da dividersi poi in due tranche, e dunque con un unico voto. A consigliare l’espediente era la precarietà del voto al Senato, dove il margine della maggioranza non è mai davvero saldo e tanto meno quando, come nel caso di uno scostamento di bilancio, è necessaria la maggioranza assoluta e non quella relativa. Mercoledì prossimo i voti necessari dovrebbero essere garantiti, dal momento che almeno 15 senatori del gruppo Misto sono dati per favorevoli. Ma nessuno può sapere quale sarà la situazione sanitaria al momento del secondo scostamento, quanti senatori saranno costretti alla quarantena, se e quanto sicura sarà di conseguenza la maggioranza assoluta. Ma la scorciatoia, sulla quale la Ragioneria aveva avanzato perplessità, non era praticabile, nell’impossibilità di quantificare ora lo scostamento necessario per il 2021.

CERTO, IL VOTO del Senato sarebbe blindato se Forza Italia scegliesse di votare a favore. Non è affatto escluso, anzi. Ma per ipotizzare ulteriori avvicinamenti ci vorrà del tempo. L’avvio di dialogo è tanto confuso quanto osteggiato da più parti. Salvini ha sparato a zero, accusando «un pezzo di Fi» di pensare a «inciuci e poltrone». Berlusconi l’ha presa malissimo e ha risposto con un lungo e piccato messaggio in cui giura che se il suo partito «sente il profondo dovere di assumersi responsabilità verso la Nazione in un momento gravissimo» non è certo perché pensi «a manovre di palazzo». E comunque «senza di noi la destra è isolata e perdente».

Fi ha però contestualmente frenato sull’ipotesi di Brunetta relatore di minoranza sulla legge di bilancio, già bocciata del resto da Conte. Il premier sa bene che, se un allargamento della maggioranza a Fi è fuori discussione, anche un ingresso degli azzurri in area limitrofa metterebbe il suo potere e forse anche il suo ruolo a rischio. Per fargli partorire il comunicato di venerdì favorevole al dialogo con Arcore almeno sulla legge di bilancio, peraltro gelido, il Pd ha dovuto praticamente tirarlo per la cintura. Si aggiunga che sul caso Vivendi lo stesso Pd è a dir poco perplesso, tanto da aver chiesto a Patuanelli di chiarire che l’emendamento che fa da scudo a Mediaset «è di origine governativa».

ALLA FINE UN TAVOLO di consultazione sulla legge di bilancio nascerà perché l’appello di Mattarella non può restare del tutto inascoltato. Altrettanto certamente i progetti per rimodellare il dna del governo anche grazie all’«opposizione dialogante» di Berlusconi proseguiranno. Ma fino al termine della crisi Covid tutto resterà più o meno congelato.