dalla sua nascita e a quasi quarant’anni dalla sua morte (1902-1981) lo scrittore Seishi Yokomizo continua a essere popolare e ad influenzare il panorama culturale dell’arcipelago, specialmente quello audiovisivo. È da pochi giorni cominciata in Giappone infatti, una serie televisiva dedicata al detective Rintaro Yuri, personaggio creato agli inizi del secolo scorso proprio dallo scrittore giapponese. Yokomizo è ancora oggi uno dei più famosi giallisti dell’arcipelago, e il suo nome è in realtà indissolubilmente legato ad un altro detective, Kosuke Kindaichi, uscito dalla penna dello scrittore giapponese negli anni quaranta, quando il paese era ancora sconvolto e distrutto dalla tragedia del secondo conflitto mondiale.

Lo scorso maggio la casa editrice Sellerio ha pubblicato il secondo romanzo dedicato al famoso detective, La locanda del Gatto nero, dopo che il primo, Il detective Kindaichi, era uscito qualche anno fa: una buona occasione per vedere come e perché questo personaggio sia ancora così popolare nel Sol Levante.

Kindaichi è un giovane sempre malvestito, arruffato ed apparentemente con la testa fra le nuvole, ma con un sesto senso per la risoluzione dei casi più impossibili, perfino quelli che sconfinano con il soprannaturale, anche se la soluzione è sempre razionale. Kindaichi nasce dalla penna di Yokomizo nel 1946 nel già citato romanzo Il detective Kindaichi, e già dagli inizi si evince l’amore di Yokomizo per trame complesse e casi apparentemente irrisolvibili. Nel periodo Showa (1926–1989) Yokomizu è, assieme a Seicho Matsumoto, lo scrittore che, dopo Edogawa Rampo, ha più ha contribuito a plasmare il genere mystery in Giappone. Ma mentre i romanzi di Matsumoto portano il lettore in giro per l’arcipelago (i treni sono una costante nelle sue storie), mostrando squarci del paese visto anche dai ceti più bassi, le storie con Kindaichi protagonista si svolgono solitamente in una sola location, di cui viene esplorata la storia e gli intrecci con le famiglie, spesso altolocate, che lì vivono.

La facciata apparentemente placida della vita dei protagonisti dei romanzi, viene fatta a pezzi da improvvisi e drammatici avvenimenti che ne rivelano il lato oscuro: spesso le storie sono legate alle tragedie della guerra. Parte della popolarità di Matsumoto e Yokomizu si deve anche ai film e alle serie televisive che sono state tratte dai loro libri nel corso dei decenni. Esistono ben 24 lungometraggi dedicati a Kindaichi tratti dai libri di Yokomizo.

Il primo fu realizzato già nel 1947, ma i più famosi restano quelli girati negli anni settanta del secolo scorso, soprattutto da Ichikawa Kon. Akuma no temari-uta e Gokumon-to del 1977 e soprattutto Inugami-ke no Ichizoku (The Inugami Family) del 1976 che rimane non solo il film con il detective scarmigliato ancora oggi più popolare, quello che diede il via ad una sorta di Kindaichi-mania al cinema e in televisione, ma anche il lungometraggio diretto da Kon che più incassò al botteghino. L’ondata di popolarità portò anche altri autori a cimentarsi con il personaggio, da Masahiro Shinoda con Island of the Evil Spirits nel 1981, storia dai toni quasi gotici ed ambientata tutta su un’isola, a Nobuhiko Obayashi che nel 1979 diresse The Adventures of Kosuke Kindaichi, un pastiche comico e post-moderno dedicato al detective.

La popolarità di Kindaichi si estende in realtà su tutto lo spettro pop giapponese: oltre ai lungometraggi e alle svariate serie tv prodotte in decenni diversi, esiste infatti il manga The Kindaichi Case Files, pubblicato in Giappone nel 1992 e ancora inedito in Italia, che ha come protagonista Kindaichi Hajime, nella storia il nipote di Kosuke.