Denzel Washington (re)incarna le qualità politiche e la star allure di Sidney Poitier aggiundendovi un tocco fondamentale di autorevolezza stradaiola che gli ha permesso di attraversare tutti gli anni Ottanta e il decennio successivo senza mai vedere scalfita la propria immagine né – cosa più importante – la sua credibilità politica. Attore versatile, complesso e impegnato (notevolissima la sua collaborazione con il compianto Tony Scott), Washington vanta una filmografia diversificata e possiede un tocco registico genuinamente classico (basti pensare a un film come The Great Debaters – Il potere della parola).

End of Justice – Nessuno è innocente, firmato da Dan Gilroy, suo il cupo e (un po’) moralistico Lo sciacallo – Nightcrawler, è un vero e proprio studio di un personaggio, una sorta di riaggiornamento del modello narrativo di Sidney Lumet. Washington interpreta un avvocato idealista coinvolto sino alla cancellazone di se stesso nelle battaglie civili afroamericane. Tale è la sua dedizione, da avere perso completamente la percezione della realtà.
La morte del responsabile dello studio gli rivela prima una parte della storia del suo mentore che ha sempre ignorato e poi lo porta ad abbracciare i suoi demoni più cupi.

A ben vedere, la traccia narrativa, con il suo percorso cristologico (caduta, riscatto e resurrezione) avrebbe potuto essere immaginata da Paul Schrader. Denzel Washington che interpreta con una straordinaria ricchezza di accenti Roman J. Israel, senza fuggire dagli aspetti più sgradevoli del personaggio, porta alla luce un destino esemplare che (ne siamo convinti) senza il suo abbracciare anche produttivamente il progetto, sarebbe probabilmente rimasto solo una sceneggiatura.

Se Gilroy lavora al servizio assoluto del suo protagonista, il film accenna, e purtroppo abbandona troppo rapidamente, senza affrontarlo con l’attenzione che pure avrebbe meritato, il divario ideologico e generazionale fra Roman e i giovani afroamericani di oggi (lo scambio di battute con le femministe che accusano la sua galanteria di sessismo…). Eppure, nonostante il film si riveli in fondo più un morality play che uno studio delle complessità e contraddizioni dell’azione politica afroamericana, End of Justice – Nessuno è innocente regge – e bene – grazie alla presenza di Washington che porta letteralmente alla luce un essere umano tridimensionale, un personaggio di quelli che una volta erano valuta corrente nel cinema statunitense e che oggi purtroppo latitano.