È nelle mani di due donne il destino della Grecia. Ieri, infatti, a Berlino si è svolto l’incontro tra Angela Merkel e Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale. Un’incontro in cui si è parlato anche – e soprattutto – della crisi greca.

Lagarde, al termine del mini-vertice ha sostenuto che prima dovranno essere applicate le riforme e solo in seguito si potrà procedere alla ristrutturazione del debito, che non dovrà, comunque, essere un vero e proprio «taglio».

Quanto alla permanenza dell’Fmi al programma di salvataggio della Grecia anche in futuro, la direttrice del Fondo, ha dichiarato alla rete televisiva Ard che «dopo i progressi registrati dalla Grecia, siamo molto più sicuri della nostra partecipazione al programma di aiuti». Il messaggio che ha voluto mandare è molto chiaro: «La portata della ristrutturazione del debito dipenderà chiaramente da quante riforme saranno state attuate» e che ci si dovrà muovere verso «un rinvio delle scadenze dei prestiti e una significativa diminuzione dei tassi». La prima impressione, a caldo, è che i creditori vogliono prima imporre la loro agenda e solo dopo discutere delle richieste del governo di Atene.

Secondo una serie di indiscrezioni, tuttavia, si potrebbe concedere maggiore flessibilità ad Atene, ma solo dopo il 2018. Lo scopo, fin troppo evidente, sarebbe quello di non danneggiare troppo la cancelliera nelle elezioni tedesche di settembre, già molto in difficoltà con i sondaggi che darebbero la Spd, guidata da Martin Schulz, molto vicina.

Il clima dell’incontro sarebbe stato molto più che cordiale. Le due donne non solo si stimano, ma Merkel è stata tra i primi sponsor politici dell’ex ministra dell’Economia francese alla guida del Fondo. Mentre Lagarde vede in Merkel l’unico punto di riferimento stabile, nelle incertezze di un quadro europeo troppo a rischio.

È evidente che la trattativa tra le istituzioni creditrici e Atene sta entrando nel vivo. Da una parte il governo di Atene chiede che l’ammontare delle misure sia inferiore all’1,5% del Pil, dall’altra, l’Fmi vuole tenere più alto l’obiettivo.

Tra le questioni sul tavolo dei tecnici, martedì prossimo ad Atene, ci sarà la riduzione della no-tax area, fissata ora a 8.736 euro, ma anche della tassa sugli immobili, per circa 1/3. Si parlerà anche di rivedere l’Iva sui generi alimentari, che dovrebbe passare dal 24 al 13%, come anche quella sull’energia. Infine, in agenda, la riforma del sistema fiscale e quella del mercato del lavoro. Su questo tema le posizioni dell’Fmi restano sempre molto dure, con la richiesta di liberalizzazione dei licenziamenti collettivi.

Ultimo nodo da sciogliere, la questione dell’avanzo primario che i creditori vorrebbero che Atene tenesse al 3,5% del Pil per dieci anni, ma la Grecia giudica irrealistica la richiesta. E insiste che è subito necessario poter inserire il paese nel Qe di Mario Draghi.