Roma, soprattutto. Le sue strade, i suoi negozi, il suo modo di essere una città. E poi la giovinezza a Roma, oggi. Avere vent’anni quando il mondo della maturità ha perso ogni forma di senso e la stessa fuga non è altro che il rimpianto di una impossibile diserzione.

L’amore a vent’anni di Giorgio Biferali  (Tunué, pp. 188, euro 14) assume così il sapore di un romanzo metropolitano che prova a restituire una storia – quella d’amore tra Giulio e Silvia – capace di restituire significato a una città svuotata, ridotta a palcoscenico perenne del proprio stesso malessere. Giulio si ribella a questo stato di cose e lo fa con la forza e l’ingenuità di un amore leggero e imprevedibile. I due amanti inseguono così una loro identità che, in parte, li porterà a perdersi, ma anche a ritrovare il gusto delle cose, il sapore profondo dello stare in relazione con una città in ogni caso muscolare e viva, pur se ridotta a una pietra rotta.

Giorgio Biferali scrive così un classico romanzo di formazione in un tempo in cui la parola «classico» non solo sembra incomprensibile, ma anche inapplicabile e, per certi versi, ci riesce. L’autore vince la sfida di raccontare liberamente quello spicchio ristretto di luce che vede illuminarsi due giovani, ventenni, ancora inesperti della vita. La scrittura piana e diretta è ideale per accompagnare lo stato emotivo, il confronto serrato con la famiglia, lo scontro imperituro che vede contrapposti Giulio e suo padre e lo fa soprattutto snocciolando impavidamente tutto il repertorio mitologico di un’età incapace di misura, ma anche desiderosa di confronto, di dare fino in fondo forma reale e concreta ai propri sentimenti.

Attraverso uno slittamento di senso, l’autore scioglie le mitologie dei vent’anni con gli stereotipi della memoria in cui cinema, libri e musica sembravano appartenere molto di più di ora alla vita e ai sentimenti delle persone, anni in cui il mainstream sembrava restituire con la sua leggerezza (spesso abusata) un senso di comunità oggi totalmente perduto. Giulio e Silvia si aggirano così tra citazioni e tentativi di imitazione in una metropoli che li lascia spesso soli e dentro la quale gli unici appigli per una salvezza possibile sono rappresentati da un’ostinata retromania culturale.

Biferali miscela con struggente equilibro gli elementi di una cultura tutta contemporanea che rielabora e, a tratti, cura la memoria riproducendo ciò che un tempo fu rappresentativo e oggi si fa culturalmente parte fondante di un’inedita intimità. L’amore a vent’anni prende così la forma di un romanzo sentimentale, a tratti forse troppo ambizioso, così come è colmo di una presunzione che però resta brillantemente mimetica rispetto ai protagonisti. In perenne equilibrio tra narrazione e citazione, sembra a tratti cedere a una sorta di facile malinconia, pur resistendo ai tempi con una invidiabile delicatezza.