Forse poca opposizione, ma tanta produzione letteraria in questi mesi fra i tanti esponenti Pd. Se Matteo Renzi con «Un’altra strada» (Marsilio, 235 pagine, 16 euro) continua a farla da padrone con presentazioni in ogni dove e fans adoranti nonostante lo spartito sia sempre quello revanchista ed egotista, buon successo editoriale e di pubblico sta avendo anche il suo predecessore a palazzo Chigi.

Enrico Letta con il suo «Ho imparato» (Il Mulino, 188 pagine, 15 euro) sta puntando sui giovani e sui social con ottimi risultati.

Il successore di Renzi, Paolo Gentiloni ha invece scritto «La sfida impopulista» (Rizzoli, 266 pagine, 19,50 euro) che intende spiegare «da dove ripartire» mentre Marco Minniti ormai è già stagionato con il suo «Sicurezza è libertà» (Rizzoli, 220 pagine, 19 euro). Altri due libri sono stati scritti da un «grande vecchio» e da un giovane pensatore.

Mario Tronti, padre dell’operaismo finito in parlamento con il Pd nell’epoca renziana, ha scritto con Andrea Bianchi Il popolo perduto (Nutrimenti, 143 pagine, 14 euro), un pamphlet in cui ripercorre la caduta della sinistra in Italia in parallelo con la fine della forma partito.

Il giovane Giuseppe Provenzano, vicedirettore allo Svimez dopo essere stato consulente di Stefano Fassina ed editorialista de l’Unità di Concita De Gregorio La sinistra e la scintilla, idee per un riscatto (Donzelli, 219 pagine, 14 euro) cerca invece di risollevare le ingrigite ragioni della sinistra partendo «dall’uguaglianza nella libertà».