Il primo tempo dello scontro pre-elettorale sulla precarizzazione del contratto a termine si è concluso ieri alla Camera dove il governo ha incassato la fiducia sul decreto Poletti con 344 voti contro i 184 no dell’opposizione (il voto sul testo è previsto per oggi). Il secondo tempo della battaglia tra i neo-liberisti temperati del Pd e i neo-liberisti ideologici del Nuovo Centro Destra (Ncd) si svolgerà al Senato dove le modifiche apportate al Dl verranno rimesse in discussione.

Si tratta sulla riduzione dei rinnovi ai contratti a termine (da 8 a 5) nell’ambito della cancellazione della «causale» per 36 mesi che esenta un datore di lavoro dall’indicare i motivi del licenziamento di un lavoratore. Un altro motivo di polemica di Ncd contro il Pd è di avere ceduto alla Cgil sul limite all’uso dei contratti a termine. Il decreto ristabilisce il vincolo di stabilizzazione degli apprendisti imposto dalla riforma Fornero nel 2012 che il Dl Poletti in prima stesura aveva addirittura cancellato. Se la legge Fornero prevedeva un vincolo del 50% (per poi scendere al 30% nel 2015) di stabilizzati prima di procedere all’assunzione a termine di nuovi apprendisti, con un tratto di penna Poletti aveva fatto un regalo alle aziende. Il vincolo è stato riproposto al 20% ma vale solo per imprese con almeno 30 dipendenti, prima valeva anche per quelle fino a 10. Questo significa che le imprese con 5 o meno dipendenti, cioè la maggioranza in Italia, potranno fare quello che desiderano con gli apprendisti.

Non contenta di questo, l’ala destra del governo Renzi ripropone con Maurizio Sacconi l’eliminazione del vincolo. In cambio, e al massimo, al contrattista messo alla porta verrebbe concesso un risarcimento in denaro. A questa idea il Pd, e in particolare la sua minoranza di «sinistra», si è opposto. Non negando però il principio della precarizzazione del contratto a termine, ma ammorbidendolo nei suoi aspetti più parossistici. Il ring dove le componenti della maggioranza Pd e Ncd, e sottogruppi concorrenti nel Pd così come a destra tra Ncd e Forza Italia, se ne danno di santa ragione resta la supply side economics, un’economia basata sull’offerta del lavoro dove ciò che rilancia la crescita è la libertà degli imprenditori, non i diritti dei precari. Un’altra modifica di rilievo al testo del decreto Poletti è il ripristino del piano formativo scritto, anch’esso cancellato nel Dl. La maggioranza ha così reagito alle critiche di chi l’ha accusata di volere stravolgere il senso dell’apprendistato. Resta intatta la norma che prevede di pagare di meno gli apprendisti, lavoratori di serie B a vita, sottopagati fino al 65% in meno rispetto al livello di inquadramento dei pari livello. Le modifiche apportate al decreto intervengono sul Dl Carrozza votato da Pd e berlusconiani che ha avviato per il 2014-2016 la sperimentazione dell’apprendistato per gli studenti dei tecnici e professionali al quarto e quinto anno. Diventando legge, il Dl Poletti metterà al lavoro anche i minori al fine del raggiungimento del diploma e per abbattere la disoccupazione. Non importa se, come dice il Def, i senza lavoro aumenteranno nel prossimo biennio.

A smentire, forse, un teorema comodo alla destra, e non certo piacevole per il Pd, è la contrarietà della Cgil al Dl lavoro modificato. Ieri il segretario confederale Serena Sorrentino ha richiamato la ricetta alternativa del piano-lavoro di Corso Italia per far ripartire l’occupazione. Per Gianni Cuperlo (Pd) questo conferma che il decreto Poletti non è stato modificato dalla Cgil. Il merito è del Pd che lo ha «migliorato». Miglioramenti a cui non crede per niente il Movimento 5 Stelle che ieri a Montecitorio, durante le dichiarazioni di voto, ha inscenato la protesta dei codici a barra. I deputati se lo sono incollati sulla fronte alludendo alla trasformazione in merci dei precari. Dopo il voto finale oggi alla Camera il Dl lavoro passerà al Senato dove sono previste due modifiche: la sanzione per lo sforamento del tetto del 20% e il preambolo sul contratto di inserimento. Pietro Ichino farà il relatore in commissione Lavoro.