Nella sua celebre Anthologie de l’humour noir, edita nel 1940, André Breton riservava un posto di rilievo all’opera di Joris-Karl Huysmans (1848-1907), situandola, per motivi anagrafici, tra quella di Lautréamont e di Tristan Corbière. Agli occhi del capostipite del surrealismo, i libri di Huysmans hanno anticipato molte tematiche utilizzate da Breton e dai suoi adepti, come si evince da questo passaggio: «Lo stile di Huysmans, stupendamente modellato per comunicare attraverso la sensibilità nervosa, è il prodotto del rimaneggiamento di più vocabolari, il cui combinarsi suscita già di per sé un riso spasmodico, perfino quando le circostanze del racconto meno lo giustificano».
L’interesse manifestato dall’anticlericale Breton si ferma emblematicamente «al 1892» (ma in realtà si tratta del 1895), «data in cui appare En route (Per strada)», primo tassello della cosiddetta trilogia cattolica che vede nel protagonista Durtal un alter ego del narratore. Tale trilogia è composta, oltre che da En route, dai romanzi La cathédrale (1898) e L’oblat (1903) che un piccolo editore di Crotone ora propone in un’accurata traduzione effettuata dalle monache benedettine del Monastero San Benedetto di Bergamo per la cura editoriale e la revisione di due oblati, rispettivamente frate Romualdo e suor Bertilla, e una presentazione di Ferdinando Raffaele. L’oblato (D’Ettoris Editori, pp. 400, € 21,90), reso per la prima volta in italiano, rappresenta l’epilogo di un percorso iniziato nel 1874 con la pubblicazione del primo libro di Huysmans, Le drageoir aux épices (Il vaso delle spezie), composto sotto l’influsso dei poemetti in prosa baudelairiani e della temperie simbolista. Ma è con la conoscenza di Émile Zola che lo scrittore opera un primo, significativo scarto, aderendo ai principii della scuola naturalista e frequentando le cosiddette serate di Médan animate dal Gruppo dei Cinque, Zola, Maupassant, Flaubert, Édmond de Goncourt e, appunto, Huysmans.
Le serate di Médan
Les soirées de Médan diventeranno nel 1880 un’antologia, vero e proprio manifesto del naturalismo, che accoglierà testi del Gruppo dei Cinque, tra cui Sac au dos (Zaino in spalla) dello stesso Huysmans. In quest’ambito confluiranno anche le prove successive, fino all’esperienza campale di À rebours (Controcorrente), uscito nel 1884 e considerato il vangelo del decadentismo, alle cui tematiche attingeranno scrittori del calibro di Oscar Wilde e Gabriele d’Annunzio. Il romanzo, originariamente tradotto in italiano da Camillo Sbarbaro, si configura come una sorta di rifugio nell’estetismo da parte del protagonista, Jean des Esseintes, che incarna con estrema verosimiglianza la figura del medesimo autore, relegato in vita a svolgere un oscuro lavoro ministeriale e nauseato dallo spleen e dagli aspetti volgari dell’esistenza. Una delle caratteristiche peculiari della narrativa di Huysmans è rintracciabile nel suo linguaggio complesso e antiaccademico, in cui confluiscono svariati elementi e che tocca una gamma espressiva difforme e stratificata. Si passa infatti dai termini ricercati e dotti che caratterizzano molte pagine di À rebours a quelli gergali derivanti dall’argot, dai più eleganti arcaismi a espressioni di tipo triviale e popolaresco.
Barbey D’Aurevilly scrisse molto profeticamente in una recensione che, dopo À rebours, all’autore «non resta che scegliere tra la bocca di una pistola e i piedi della croce». La previsione di D’Aurevilly si è puntualmente avverata, in quanto Huysmans, che aveva descritto nel romanzo Là-bas (L’abisso), pubblicato nel ’91, il controverso mondo del satanismo e dell’esoterismo fin-de-siècle, approderà al cattolicesimo, professandosi negli ultimi anni di vita oblato nell’abbazia benedettina di Ligugé. In Là-bas si legge che «tra un misticismo esasperato e un esaltato satanismo non c’è che un passo». E non è un caso che, proprio con questo libro, inizi il Bildungsroman di Durtal, pervaso da un non troppo velato autobiografismo ricalcato sulla tradizione inaugurata da des Esseintes e proseguito attraverso la trilogia cattolica dianzi ricordata.
Nella sua prima apparizione Durtal è uno studioso di Gilles de Rais alias Barbablù del quale si rilevano le vicissitudini, creando una sorta di mise en abyme ricorrente in tutto l’intreccio narrativo. Dopo aver sostenuto l’operato di Giovanna d’Arco, Gilles de Rais dedica la propria vita ai crimini più aberranti, tra cui lo stupro e l’uccisione di uno stuolo di bambini innocenti. Tali descrizioni, spesso efferate, risentono emblematicamente dell’opera blasfema di Sade, preannunciando l’erotismo di taglio speculativo di un surrealista sui generis come Bataille. Inoltre si favoleggia intorno a un Medio Evo che viene polemicamente contrapposto all’inerzia della civiltà borghese.
Indubbiamente in tutta l’opera di Huysmans è presente una forte attrazione e repulsione nei confronti della religione che solo le prove estreme tenderanno a stemperare, raggiungendo una fase in cui più marcato appare l’influsso mistico che segna gli ultimi anni dell’autore, contraddistinti da libri apologetici come quelli dedicati a Don Bosco (1902) o a Santa Lidwine de Schiedam (1901). A differenza dell’Oblato e nonostante le schermaglie retoriche che intercorrono tra il protagonista e i suoi amici Des Hermies e il campanaro Carhaix, la trama di Là-bas risulta a tratti avvincente: si arriva a descrivere, in termini quanto mai realistici e penetranti, una messa nera a cui si ispireranno certo tipo di cinema e di letteratura d’appendice. È significativo che il protagonista osservi: «Se ci penso, la letteratura ha una sola ragione d’essere: salvare chi ne fa dalla nausea di vivere!».
Una serenità che prefigura la morte

L’oblato rappresenta il punto d’arrivo rispetto agli altri due romanzi della «trilogia di Durtal», En route e La cathédrale: l’irrequietezza che serpeggia in questi libri sembra scemare, lasciando il posto a una serenità che prefigura il vuoto stesso della morte. In maniera quanto mai pertinente, Franco Cordelli, recensendo il testo sulla «Lettura» del Corriere della Sera, ha parlato di un «non romanzo»: «L’oblato, dicevo, è un libro impossibile: difficile da leggere per chiunque non abbia consuetudine, anche profonda consuetudine, con la chiesa cattolica e la sua lingua; e difficile da leggere, di fatto, perfino per un accanito lettore di romanzi: non difficile nel senso in cui lo sono i romanzi novecenteschi che il nostro gergo chiama modernisti o neo-modernisti, nei quali la cosiddetta forma ha spesso netta prevalenza sul cosiddetto contenuto, ma difficile a causa della sua sostanziale immobilità, difficile a causa dell’assenza del fondamento dinamico di ciò che chiamiamo romanzo».
La trama infatti è esilissima se non inesistente: il libro si avventura per pagine e pagine nell’esposizione particolareggiata della vita conventuale, delle regole dei vari ordini, delle discrepanze linguistiche tra gli stessi (si pensi anche allo specimen offerto dall’amico Remy de Gourmont, Il latino mistico, proposto in italiano nel 2008 dalle Edizioni Medusa), del calendario liturgico, del canto piano ecc. Non succede niente perché Huysmans non ha più niente da raccontare che non sia strettamente legato a un mondo interiore ormai plasmato sulla ricerca di pace e serenità che si respira a contatto con l’abbazia benedettina di Val des Saints, località fittizia ove è ambientata la vicenda e nella quale è adombrata la vita monastica a Ligugé.
Gli stessi richiami all’arte figurativa che compaiono in altre opere, in primis la straordinaria crocifissione di Grünewald, investigata in Trois primitifs (1905) in pagine di toccante esegesi, nonché in alcuni passaggi di Là-bas, cedono il posto a una visione più composta della religiosità, in cui l’urlo e la bestemmia, la dandistica voglia di stupire e l’oltraggio alla divinità di ducassiana memoria sono rigorosamente banditi. Nel 1906 lo scrittore pubblicherà Les foules de Lourdes (Le folle di Lourdes), singolare ricognizione fatta in loco intorno al tema del miracolo e della fede, considerata come la risposta spiritualista al libro su Lourdes licenziato dal suo vecchio maestro Zola. Qui la lezione positivista viene ribaltata per aderire al vero prodigio, che è quello di una comunità che prega e si adopera caritatevolmente per i malati, confermando un assunto dello stesso Huysmans: «La preghiera è l’unica eiaculazione pulita dello spirito».