«Leggere non è solo una passione dell’immaginazione: è una pratica quotidiana, un lavoro, una missione, una militanza, un rituale da burocrate, una terapia, una disciplina, una fede, un’abitudine, un peccato, un investimento, un impegno, un debito, un hobby, una droga – tutto nello stesso momento, in ogni momento». Alan Pauls, scrittore argentino tra i più interessanti della generazione degli anni Sessanta, racconta così – in Trance Autobiografia di un lettore (traduzione di Gina Maneri, in uscita il 9 maggio da Sur, pp. 140, € 12,00) – il suo viaggio di scoperta nell’universo della lettura.

«Non si torna indenni da un simile viaggio. A ogni lettura presiede, per quanto inibito, il piacere di leggere; e per la sua stessa natura – questa gioia da alchimista – il piacere di leggere non ha nulla da temere» scriveva Daniel Pennac in Come un romanzo. Pauls ci sprofonda in un mondo di carta, tra increspature e salti d’inchiostro, nel quale il lettore nuota per suo intimo piacere o con l’ansia di un naufrago tra le pagine e i libri possibili verso ignote destinazioni; lettori compulsivi, generosi, protetti o temerari, per i quali il supporto digitale è solo una remota possibilità, un ripiego. I polpastrelli sulla carta, il possesso dell’oggetto libro, il mondo esclusivo che esso può schiudere costituiscono il guscio di noce infinito nel quale riconfigurare il rapporto tra lettura e mondo: una relazione complessa, densa di reciproche contaminazioni. È, ad esempio, il caso di Borges, maestro-lettore argentino per eccellenza, per il quale – secondo Pauls – è «come se leggere, attività solitaria e sicura per eccellenza, avesse nelle sue narrazioni una valenza doppia, equivoca, che mette a repentaglio il rifugio che offre subito dopo averlo offerto. Nel suo racconto Il sud contraddice il verdetto secondo il quale leggere sarebbe non vivere, che viene sfoderato abitualmente per screditare Borges e i devoti dei libri. Leggere, qui, è piuttosto la causa del vivere, di un vivere intenso, vertiginoso, senza ripensamenti, a cui nessuna “azione” permetterà mai di accedere».

Pauls struttura Trance in base all’ordine alfabetico-sentimentale di un glossario nel quale dichiara «il debito incommensurabile che lo scrivere (quella compulsione strategica) ha con il leggere (quel vizio gratuito, benefico, generoso)». In ragione dei debiti contratti come lettore, rende omaggio ad alcuni autori che hanno segnato profondamente il suo percorso di scrittore: Roberto Arlt, Roland Barthes, Maurice Blanchot, Roberto Bolaño, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Gilles Deleuze, Ricardo Piglia, Franz Kafka, Juan José Saer e tanti altri.
C’è una sfida segreta nello sguardo del lettore, una rivincita, un piacere estremo che va nascosto e protetto, ma anche un’inquietudine antica e profonda, che si ripropone inesorabile: la tensione tra lettura e vita. «Nella sua espressione più drastica, l’alternativa tra leggere o vivere somiglia molto al tentativo di addomesticare la polivalenza essenziale della lettura. Si legge per vivere quanto per evitare di vivere; si legge per sapere che cos’è vivere e come vivere; si legge per fuggire dalla vita e immaginare una vita possibile».