La cancellazione del debito storico prodotto dalle gestioni commissariali succedutesi dagli anni Ottanta: ieri pomeriggio la giunta comunale di Napoli, su proposta del sindaco de Magistris e del vicesindaco Panini, ha approvato una delibera che innesca un nuovo contenzioso con lo stato. La pandemia sembra aver aperto un varco: «L’atto è finalizzato – recita il testo – a liberare risorse ingiustamente sottratte alla comunità locale per sostenere interventi connessi alla mitigazione dell’impatto sociale ed economico dell’emergenza Covid-19».

I commissariamenti sono stati 5: quello relativo al terremoto del 1980, emergenza rifiuti, Sin Bagnoli-Coroglio, sottosuolo, rischio idrogeologico. «La delibera è il frutto del contributo di importanti avvocati, primo fra tutti il vice presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena. Alla stesura del testo ha contribuito l’Audit sul debito pubblico, affiancato dai professori Marco Bersani e Andrea Fumagalli» ha spiegato Panini.

Oggetto dell’atto è «la revisione del debito, al fine di cancellare quella parte che risulti un “debito ingiusto”; la revisione dei tassi di interessi da pagare a Cassa depositi e prestiti per riportare tale rapporto nell’ambito dell’interesse economico generale». Il comune non è riuscito a quantificare la cifra totale per la complessità delle partite nonché del contenzioso che ha generato negli anni: per la sola ricostruzione post terremoto, «da una prima ricognizione effettuata sui debiti fuori bilancio 2012-2018, il peso è stato pari a circa 200 milioni di euro». Poi ci sono i 66 milioni per l’emergenza rifiuti del periodo 2006/2009.

Con la delibera il comune stralcia dal bilancio le somme «accollandole allo stato, cioè al soggetto che ha deliberato l’emergenza». Ma spetterà alla Corte costituzionale stabilire se i commissari hanno legittimamente trasferito al comune gli impegni da portare a termine. Il tema è soprattutto politico: «Cambiare le regole del pareggio di bilancio degli enti locali, sanitari, regionali e statali che strozzano le comunità».