Lui taglia corto con un «non mi occupo di palinsesti», e c’è sicuramente da credergli visto che lo diceva anche quando, ai tempi in cui era vicepremier e ministro dell’Interno, sceglieva il presidente di viale Mazzini e i direttori di reti e tg (come da tradizione della politica italiana, del resto) o andava a pranzo con l’amministratore delegato della tv pubblica. Sicuramente i palinsesti si occupano tuttora moltissimo di lui, Matteo Salvini, protagonista assoluto sul piccolo schermo della campagna elettorale per le elezioni regionali di domenica, con tanto di giornalisti armati di telecamera che sgomitano persino per seguirlo nella sua veste di giustiziere della sera fin davanti al citofono di un’abitazione privata, presi all’amo dalle sue sparate sempre più grosse.

La «svista della redazione» di Porta a Porta, come l’ha definita Bruno Vespa, capita come ciliegina sulla torta. Uno spottone regalato al leader della Lega mercoledì sera nell’intervallo di Juve-Roma (6.577.000 spettatori, 24.9% di share). Un lungo appello al voto in prima serata su Raiuno, a tre giorni e quattro notti dall’apertura delle urne.

Troppo anche per Nicola Zingaretti, che deve aver tardivamente constatato l’impraticabilità del proposito di Stefano Bonaccini: giocare la campagna elettorale solo sul campo della regione da lui governata lasciando il più possibile fuori il simbolo e i leader nazionali del Pd. «Mai così in basso, altro che libertà e autonomia, e lo chiamano servizio pubblico», protestava già mercoledì sera il segretario dem con un tweet. Seguito dalla nota del sottosegretario all’editoria Andrea Martella, preoccupato per «quanto sta accadendo in Rai» anche dopo le ripetute violazioni del pluralismo richiamate dall’Agcom. Il ricandidato governatore Bonaccini se la prende con lo spot di Porta a Porta ma anche con Bianca Berlinguer che aveva ospitato Salvini la sera prima: «Una cosa clamorosa. Come lo è stato anche su Raitre. Il servizio pubblico non ha fatto bene il suo mestiere. Servirebbero sanzioni», tuona il governatore emiliano. Della vicenda di occuperà lunedì il consiglio dell’Autorità per le comunicazioni: «Quanto accaduto, a pochi giorni dalle elezioni regionali è oggettivamente grave», ammette il presidente (in proroga) dell’Agcom Angelo Marcello Cardani.

Ma ieri Zingaretti si era già tranquillizzato: Bruno Vespa, dopo aver coccolato Salvini anche nel suo salotto («le sono grato perché stamattina è andato a Serra San Bruno…»), ha ammesso la «svista» sullo spot proponendo di riparare; il nuovo direttore di Raiuno Stefano Coletta, «preso atto dell’ammissione di responsabilità» da parte di Vespa, ha disposto la trasmissione, ieri sera, di un appello al voto anche da parte del leader Pd, durante il primo break pubblicitario di Don Matteo. Ascolti assicurati nonostante l’ironia della sorte che gioca con il titolo della fiction.

L’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, bersagliato dal Pd, ha comunque deciso di aprire un’istruttoria per individuare le responsabilità di quanto accaduto. «La Rai è allo sbando, perde ogni giorno ascolti e credibilità», avevano protestato i parlamentari dem della commissione parlamentare di Vigilanza, invitando Salini a muoversi o a dimettersi. Del resto l’ad della Rai è da tempo nel mirino dei dem che, accusandolo di ascoltare solo i pentastellati che lo hanno indicato per il vertice di viale Mazzini, non mandano giù il fatto di non aver ancora potuto scegliere, pur essendo al governo, un direttore di telegiornale di proprio gradimento. E mentre il Nazareno si preoccupa di spartizioni old style e Salvini macina chilometri in Emilia Romagna con telecamere sempre al seguito, Bonaccini è difficile vederlo anche in fotografia. Eppure è convinto che Salvini abbia «completamente oscurato» la sua sfidante Lucia Borgonzoni.