La decisione di sopprimere un grado di giudizio nelle procedure di esame delle domande di asilo dei rifugiati contiene una «diffusa compressione delle garanzie del richiedente», tale da «far ritenere non adeguato il sistema disegnato dal legislatore». Il giudizio negativo riguarda uno dei punti più importanti del decreto Immigrazione varato nelle scorse settimane dal governo ed è inserito nel parere del Consiglio superiore della magistratura votato mercoledì sera dal plenum e inviato al ministro della Giustizia. Uno stop condiviso nei giorni scorsi anche dal primo presidente della Corte di cassazione Giovanni Canzio, che ha indicato nella soppressione dell’appello un «vulnus» al nostro sistema costituzionale perché si limita soprattutto la garanzia del contraddittorio nei confronti delle «persone più deboli» di cui sono in gioco «diritti fondamentali».

La bocciatura alla misura proposta dal governo per velocizzare l’esame delle richieste di asilo arriva mentre le commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato hanno cominciato l’esame degli oltre 500 emendamenti al decreto. Ieri sono stati giudicati inammissibili perché «estranei alla materia» quelli presentati da Sinistra italiana per chiedere l’abrogazione del reato di clandestinità, mentre la commissione Bilancio ha respinto la richiesta di aumentare da 14 a 26 le sezioni di tribunale specializzate nell’esame delle domande di asilo. Un emendamento presentato dal Pd chiede invece che alle sezioni dei tribunali venga assegnata la competenza per «i provvedimenti di respingimento» o di «diniego o di revoca o di annullamento del visto di ingresso», oppure ancora «di diniego di rilascio o di annullamento o di revoca» dei permessi di soggiorno e dei permessi di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.

Il cuore del decreto restano comunque gli articoli che prevedono la cancellazione dell’appello e la possibilità di utilizzare le videoregistrazioni davanti ai giudici, invece della presenza fisica della persona interessata. Occorre un procedimento davanti al tribunale «non meramente cartolare – avverte invece il Csm -, in cui sia resa obbligatoria l’audizione del richiedente».

Intanto ieri il Viminale ha annunciato un nuovo piano d accoglienza tarato su 200 mila persone. «Per i piccoli Comuni fino a duemila abitanti – ha spiegato il capo del Dipartimento Immigrazione, prefetto Gerarda Pantalone, parlando n commissione Migranti della camera  – il Piano prevede un massimo di sei migranti, per le 14 Città metropolitane, 2 ogni mille abitanti e per il resto dei Comuni 3-3,5. L’obiettivo è avere più Comuni coinvolti rispetto agli attuali 2.800». Il prefetto ha poi annunciato che verranno aperti altri hotspot in aggiunta ai quattro già attivi le nuove strutture dovrebbero sorgere a Crotone (800 posti), Reggio Calabria (400), Corigliano Calabro (400), Messina e Palermo.