Il plenum del Csm, dopo una lunga seduta durata due giorni, ha deciso di archiviare l’esposto del vice procuratore Alfredo Robledo contro il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati. Adesso saranno i titolari dell’azione disciplinare (il Pg di Cassazione e il ministro della Giustizia Andrea Orlando) ad esaminare la correttezza dei comportamenti dei due uomini che da quattro mesi si stanno facendo la guerra nel tribunale più importante d’Italia.

In particolare saranno esaminati gli atti sulle inchieste Sea ed Expo, ma non quelle sulle indagini del caso Ruby. La “querelle” quindi non è ancora del tutto terminata, ma comunque nei prossimi mesi molto probabilmente alla procura di Milano verrà nominato un nuovo capo. L’incarico di Bruti Liberati, infatti, scade a luglio. E sarà il nuovo Csm (le elezioni per il rinnovo sono fissate proprio a luglio) a stabilire se il procuratore capo potrà rimanere ancora al suo posto. Anche la posizione di Alfredo Robledo potrebbe essere rivista e a questo punto non è improbabile un suo trasferimento in un’altra procura.

Sulla decisione di ieri, che di fatto “assolve” Bruti Liberati dall’accusa di aver commesso delle irregolarità nell’assegnazione di alcune inchieste molto delicate, non può non aver pesato una lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto al vice presidente del Csm Michele Vietti poco prima della riunione decisiva del Csm. Un intervento che qualche parlamentare del centro destra ha ritenuto poco opportuno. In quella lettera Giorgio Napolitano, pur senza fare riferimenti troppo espliciti al caso in questione, ha “suggerito” al Csm di tenere in conto il ruolo e la responsabilità che la legge assegna ai dirigenti degli uffici, cioè il rafforzamento del potere decisionale del procuratore della Repubblica.

La delibera del Csm, che si è ricompattato dopo un’intera giornata di discussione, è passata ad ampia maggioranza con 16 voti favorevoli. Hanno votato a favore il vice presidente del Csm, Michele Vietti, i gruppi di Unicost e di Area, i laici di centro destra (tranne Ettore Albertoni e Nicolò Zanon), il laico del Pd Glauco Giostra e il togato indipendente Paolo Corder. La relazione di minoranza di Antonello Racanelli (che chiedeva la riapertura dell’istruttoria) ha preso 4 voti; 2 soli voti, invece, un documento che chiedeva l’apertura della procedura del trasferimento d’ufficio per il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e la non trasmissione degli atti alla Commissione direttivi per il procuratore Edmondo Bruti Liberati.

“La delibera approvata dal Csm – ha commentato il vicepresidente Vietti – mi sembra rispettosa delle indicazioni del presidente della Repubblica e della sensibilità della grande maggioranza dei consiglieri”. Dal dibattito, ha aggiunto Vietti, “è venuto un pressoché unanime riconoscimento che l’operato del procuratore di Milano non ha nuociuto né all’efficacia né alla tempestività delle indagini”. Ai cronisti che gli hanno chiesto se basterà questa decisione per rasserenare il clima alla procura di Milano, il vicepresidente del Csm ha risposto con uno speranzoso “credo di sì”.