Mazza, palle e guantoni per ricominciare a sognare una vita normale. A St.Omer, nel nord della Francia, il St. – Omer Cricker Fans Club gode di notevole fama e ancor più celebre è il soprannome dei giocatori, i Soccs, che si allenano in un campo vicino a un pascolo di mucche. Da poco i Soccs hanno vinto il loro secondo torneo regionale, una squadra, 30 elementi, in gran parte provenienti da Afghanistan e Pakistan, praticamente la casa del cricket mondiale, dove nascono campioni a getto continuo. Sono studenti, lavoratori, tutti rifugiati e che cercano di emergere grazie al cricket. Dovevano andar via, scomparire secondo il governo locale. E invece sono rimasti, portando lo sport anche nelle scuole, come strumento di «perfetta» integrazione.

UN PERCORSO iniziato due anni fa, grazie all’intuito di un uomo d’affari di St.Omer che si era imbattuto in alcuni migranti mentre giocavano a cricket in un parco pubblico. Erano tra quelli giunti in Francia durante la crisi migratoria europea del 2015, forse con la speranza di arrivare in Gran Bretagna, nazione che ben conosce la liturgia del cricket, e si erano insediati in alcuni campi nel nord della Francia. Qui erano stati presi di mira da Marine Le Pen in piena campagna presidenziale, un atto dimostrativo xenofobo. Molti provenivano dal tristemente noto campo di accoglienza – ne ha scritto più volte anche il manifesto, la Giungla di Calais, la più estesa bidonville d’Europa, diecimila tra rifugiati da Afghanistan, Sudan, Siria, Eritrea, Iraq e altri paesi, rasa al suolo (i rifugiati ma anche gli edifici nelle vicinanze, ristoranti, negozi, una chiesa e una moschea) con una muscolare prova di forza dal governo francese due anni fa. I migranti sono stati cacciati senza alcun piano di accoglienza, anche se una buona parte di loro poi non ha mai lasciato la Francia: donne e bambini costretti a vivere in condizioni disperate, senza acqua ed energia elettrica. E tra di loro i giocatori afghani e pakistani del St.Omer, che vincono tornei, portano appassionati alle partite.

MA IL SUCCESSO più grande avviene quasi ogni giorno nelle scuole locali, dove i i migranti insegnano i principi del cricket ai ragazzi francesi. «E la gioia è ascoltare i bambini che dicono alle mamme che i migranti non sono tutti cattivi», come spiega al New York Times Ahmadzai, 32 anni, scalpellino arrivato dall’Afghanistan in Francia tre anni fa. E dunque, i rifugiati che diventano un pezzo della comunità grazie allo sport, grazie al cricket, disciplina poco praticata dai transalpini. Una iniziativa che ha avuto un riconoscimento l’anno scorso, anche dal Parlamento europeo, tra le organizzazioni che promuovono la cooperazione. Il cricket che integra e insegna tolleranza, dunque, in Francia, come in Germania. Nel Paese tedesco, che durante il regime del Führer vide abolirne la pratica, a vantaggio dell’atletica leggera, lo scorso anno Nooruddin Mujaddady – come raccontato alla Cnn, costretto a fuggire dall’Afghanistan ha trovato radici. E un posto da cui far ripartire i propri sogni.