Un uomo al centro, forte eppure solo, dominatore eppure braccato, mortale eppure eroico nel voler guardare la fine negli occhi per urlare l’esistere nella Storia. Alla Triennale di Milano, per il nuovo e stimolante festival FOG ideato sul dialogo tra performing arts, architettura, arte e design, Olivier Dubois ha riportato in Italia il suo folgorante Les Mémoires d’un seigneur che vede in azione accanto al carismatico Rémi Richaud, 40 danzatori maschi non professionisti, folla di mordente umanità.

Il francese Dubois, alla testa con il Ballet du Nord del Centre Chorégraphique National de Roubaix Nord-Pas de Calais, è oggi tra gli autori più interessanti della scena contemporanea.

Abile compositore di metafore teatrali (come non ricordare i suoi strepitosi Élegie e Tragedie), Dubois struttura i suoi pezzi con mano salda e frequenti colpi d’ala: in Les Mémoires d’un seigneur la parabola dell’uomo al centro dell’azione si snoda attraverso tre epoche dell’esistenza La Gloria, La Caduta, L’Addio, mentre si aprono e si chiudono capitoli: Il tempo, l’ordine del mondo, l’insurrezione, la civiltà, il piccolo teatro del Tiranno, il canto della guerra, l’addio. Percorso tra trionfi e cadute che dallo spazio chiuso del teatro fluttua, tragico, nello scorrere dei secoli.

In scena Rémi Richaud appare inizialmente solo, a torso nudo e in jeans, al centro, di fronte a un tavolo. L’arrivo dei 40 è magistrale, sinceri con i loro corpi quotidiani, fortissimi nell’animare il crescendo della rivoluzione. Remi corre in direzione opposta, spara, si nasconde fino a trionfare sul mucchio di corpi, ammassati uno sull’altro: immagine da brivido nel suo ricordarci l’olocausto. Ma i corpi risorgono e il tiranno sembra tornare eroe mentre trascina sul tavolo ad altre battaglie. Ma, come in ogni vicenda umana, l’addio è inevitabile: «Se avessi avuto la luna – si ascolta e si legge sullo sfondo, mentre le seigneur è di nuovo solo – se l’amore fosse stato sufficiente, tutto sarebbe cambiato (…) basterebbe che l’impossibile avvenga (…) Proviamo a entrare nella morte ad occhi aperti! Alla Storia, io dico alla Storia: io sono ancora vivo!».

Parole che sembrano opporsi alla morte stessa, un canto sovraumano, utopico eppure potente nel contrastare la terrena sconfitta. Grande pezzo. Dubois tornerà a FOG il 10 maggio con la prima europea del suo ultimo assolo My body of coming forth by day, altre ospitalità a ridosso Daniele Ninarello (4 aprile) e Virgilio Sieni (7, 8).