Il pianeta considerato come «possesso privato», sfruttato dal mercato per il «profitto illimitato» dei pochi, incuranti del diritto ad una vita dignitosa dei tanti. In occasione della terza Giornata di preghiera per la cura del creato, papa Francesco e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo firmano insieme un messaggio ecologista in difesa dell’ambiente.

La sintonia fra i due su questo tema è nota da tempo – Bartolomeo è stato fra gli ispiratori della Laudato si’, l’enciclica ambientalista di Francesco –, ma è la prima volta che le massime autorità cattolica e ortodossa sottoscrivono un documento di questo tipo, in un tempo in cui i cambiamenti climatici mostrano i loro effetti devastanti sulla Terra e sui popoli, il presidente Usa Donald Trump dichiara il disimpegno sull’Accordo sul clima di Parigi e il pianeta pare sempre più a rischio per le violenze strutturali a cui il capitalismo selvaggio lo sottopone per assicurare profitto, benessere e potere ad una minoranza autoproclamatasi padrona.

La terra ci è stata affidata «come dono sublime e come eredità della quale tutti condividiamo la responsabilità», ma la «storia del mondo» e la realtà ci rivelano «uno scenario moralmente decadente», scrivono papa Francesco e patriarca Bartolomeo. «La nostra tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo, l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità nel trarre dal mercato profitti illimitati: tutto questo ci ha alienato dal disegno originale della creazione. Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture».

Le conseguenze sono «tragiche e durevoli»: «l’ambiente umano e quello naturale – scrivono nel loro messaggio il papa e il patriarca ecumenico di Costantinopoli – si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili», come accade con «l’impatto dei cambiamenti climatici» che «si ripercuote, innanzitutto, su quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo», per esempio costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie terre a causa della desertificazione e della penuria di acqua.

Eppure i «migranti climatici», una nuova categoria di impoveriti denunciata a suo tempo anche dalla Laudato si’ («È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale»), non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali.

Se nel messaggio di Francesco e Bartolomeo la denuncia è forte, più debole e generico appare l’appello al che fare, che si limita all’invito a «tutta l’umanità ad adoperarsi per uno sviluppo sostenibile e integrale» e «a quanti occupano una posizione di rilievo in ambito sociale, economico, politico e culturale» a «prestare responsabilmente ascolto al grido della terra e ad attendere ai bisogni di chi è marginalizzato, ma soprattutto a rispondere alla supplica di tanti e a sostenere il consenso globale perché venga risanato il creato ferito. Siamo convinti – concludono papa cattolico e patriarca ortodosso – che non ci possa essere soluzione genuina e duratura alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici senza una risposta concertata e collettiva».