Negare, negare, negare sempre. Mentire quando è necessario, quando è utile e perfino quando è superfluo. L’epidemia non c’è, se c’è è sotto controllo e comunque stiamo facendo meglio degli altri paesi. Sostanzialmente questo è quanto hanno detto da febbraio ad oggi i leader autoritari come Putin, Trump, Bolsonaro e Narendra Modi, spesso imitati da Boris Johnson, salvo cambiare posizione ogni settimana. Secondo le statistiche ufficiali, per esempio, la Russia avrebbe avuto fin qui soltanto 9.320 morti su 648.000 casi confermati di Covid-19 mentre la Gran Bretagna, con circa la metà dei casi (312.000) ha avuto oltre 43.500 vittime. Forse il sistema sanitario russo è infinitamente migliore di quello inglese?

La risposta più probabile è che i dati diffusi dal Cremlino siano falsi, in particolare per quanto riguarda il numero dei morti: si sa che le vittime tra il personale sanitario sono state numerosissime ma venivano registrate come decessi dovuti non all’epidemia ma ad altre cause, per esempio polmoniti. Va detto che lo stesso sospetto di una manipolazione di questo tipo dei dati vale anche per altri paesi.

In una crisi sanitaria di dimensioni storiche come quella attuale ci si sarebbe aspettato che i leader «forti» mostrassero energia, competenza e presenza sul campo: è avvenuto il contrario: Putin si è immediatamente defilato e lo stesso ha fatto Trump, che nel momento in cui il Covid 19 aveva già provocato migliaia di morti negli Usa ha detto «Non mi assumo alcuna responsabilità»: l’epidemia era un affare dei governatori dei singoli stati, si arrangiassero come meglio potevano. Il risultato è stato che Arizona, Texas e Florida, tre stati gestiti dai repubblicani, hanno avuto un aumento esponenziale di casi nelle ultime settimane.

Del resto Trump aveva iniziato a minimizzare l’importanza dell’epidemia fin dal primo momento: «È tutto sotto controllo”»aveva detto il 22 gennaio. Il 10 febbraio aveva aggiunto che il virus se ne sarebbe andato «con il caldo», indicando aprile come data.

Anche Boris Johnson aveva invitato a non preoccuparsi troppo, sostenendo che il problema sarebbe stato risolto raggiungimento della cosiddetta «immunità di gregge», cioè quando il numero delle persone immuni, grazie a un contagio senza conseguenze, sarebbe stato sufficiente per far finire l’epidemia. Una teoria priva di basi scientifiche, escogitata al solo scopo di far andare avanti l’economia. Secondo David King, ex consigliere scientifico del governo fino al 2007, se si fosse deciso di imporre il lockdown anche solo una settimana prima si sarebbero potute salvare oltre 20.000 vite. Johnson cambiò idea solo dopo essere finito in ospedale e in terapia intensiva lui stesso. Una settimana fa, il primo ministro inglese ha annunciato la fine della maggioranza delle misure di distanziamento sociale a partire dal 4 luglio, perché è fiducioso che gli inglesi «useranno il loro buon senso, in piena coscienza dei rischi».

Dati inaffidabili, collasso dei sistemi sanitari e violenze poliziesche sono stati gli elementi fondamentali della crisi in Brasile e in India. In Brasile, Bolsonaro ha ripetuto più volte che gli dispiaceva per le vittime ma, in ogni caso, «moriremo tutti». Come Trump, l’ex generale ha anche sostenuto l’uso del farmaco antimalarico clorochina per combattere la malattia, una posizione che ha portato alle dimissioni di due ministri della sanità, Luis Henrique Mandetta e Nelson Teich. Al loro posto si è insediato un generale, Eduardo Pazuello, mentre Bolsonaro ha nominato Carlos Wizard, un milionario legato ai mormoni, in una posizione di vertice del ministero con l’obiettivo appunto di incoraggiare l’uso della clorochina.

Narendra Modi, il leader nazionalista indiano rieletto pochi mesi fa, ha fatto di peggio: a gennaio, il ministero dell’Ayush(Ayurveda e Yoga) ha invitato a usare l’omeopatia e i rimedi ayurvedici per aiutare gli indiani a combattere il coronavirus. Gli scienziati, tra cui il National Institute of Health degli Usa, hanno osservato che «non ci sono prove scientifiche che uno qualsiasi di questi rimedi alternativi possa prevenire o curare il Covid 19».

A fine marzo, con quattro ore di preavviso, il governo Modi impose un lockdown generalizzato all’intero paese, creando una crisi umanitaria senza precedenti, con milioni di lavoratori migranti costretti a camminare per centinaia di chilometri nel tentativo di reggiungere i loro villaggi e milioni di famiglie impossibilitate a lavorare per sfamarsi. Dopo tre settimane, la quarantena è stata allentata ma nel frattempo l’epidemia aveva continuato il suo corso a causa dei milioni di persone comunque costrette a muoversi e l’India nel giro dei prossimi due mesi potrebbe raggiungere quota 100.000 morti.