A est la pandemia fa ancora paura. In Ucraina nuovo record di decessi giornalieri: 734 vittime. Situazione critica in Romania e Bulgaria, dove si è vaccinata una percentuale bassissima di popolazione: hanno avuto almeno una dose, rispettivamente, il 37,6 e il 26,4% dei cittadini over 18 anni. In Romania ci sono stati ieri 523 decessi. La scorsa settimana è stato necessario spostare i malati all’estero. A maggio hanno cominciato a venire meno le restrizioni, adesso il governo parla di «catastrofe» annunciando il coprifuoco.

LA BULGARIA è ultima in Ue per le vaccinazioni. Ieri ci sono stati 243 morti. Le autorità hanno reso obbligatorio il green pass per i luoghi pubblici al chiuso. Al fallimento della campagna vaccinale hanno contribuito i medici di base, che in molti casi hanno raccomandato di non farsi iniettare il siero alle persone con patologie croniche. La Lettonia ha reintrodotto il lockdown fino al 15 novembre. In Estonia e Lituania si viaggia con tassi di crescita dei contagi da oltre mille casi ogni 100mila abitanti.

PICCO DI POSITIVI anche in Repubblica Ceca. Il ministro della Sanità ha attribuito la responsabilità al basso tasso di vaccinazione, 67,7%. Sono state reimposte molte restrizioni come l’uso delle mascherine nei posti di lavoro. Dalla prossima settimana nei luoghi pubblici al chiuso si dovrà esibire il certificato di vaccinazione o il test negativo o il certificato di avvenuta guarigione.

IN AUSTRIA da lunedì prossimo sarà in vigore il green pass sul lavoro, esentati coloro che operano da soli come i camionisti. Dopo aver allentato i divieti a inizio mese, si va verso un ritorno alle misure restrittive anche in Belgio: le infezioni giornaliere sono aumentate del 75%, i ricoveri del 69%. Eppure la popolazione over 18 con almeno una dose è dell’87,2%. Le autorità starebbero valutando l’estensione dell’uso delle mascherine e del green pass. Stessa ipotesi in Olanda, paese con uno dei tassi di infezione in più rapida crescita in Europa.

NEL REGNO UNITO sono tornati sopra quota 40mila i contagi giornalieri: ieri erano 40.954; i morti 263; 8.693 i ricoverati (l’11% in più rispetto alla settimana scorsa). Il premier Johnson insiste nel non voler mettere in campo «il piano B» per fermare il virus. Dietro la decisione un documento del Tesoro: il testo indica in 18 miliardi di sterline il costo di un ripristino parziale delle restrizioni. A pesare sarebbero l’introduzione del green pass e, soprattutto, il ritorno al lavoro da casa. Per ora si punta sulla terza dose a tutti i vulnerabili e agli over 50, dose unica per i ragazzi fra i 12 e i 15 anni.

IN ITALIA, ieri alle 17, risultavano 89.001.951 le dosi somministrate. Le persone che ne hanno avuta almeno una sono l’86,11% degli over 12 anni, l’82,35% ne ha avute due. Tra i maggiori stati Ue siamo terzi: la Spagna ha immunizzato con almeno una dose il 90,9% degli over 18, la Francia l’89,3%, l’Italia l’87,3%. Ieri da noi 4.054 i nuovi casi e 48 decessi. «Ci si può vaccinare con la terza dose a partire dai 60 anni. Invito gli tutti gli over 60 a farla» ha dichiarato ieri il ministro Speranza.

Se il sottosegretario Pierpaolo Sileri annuncia la terza dose per tutti, Guido Rasi (ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco e consulente del commissario Figliuolo) è più prudente: «Da gennaio si potrà scendere sotto i 60 anni, anche alla luce dei contagi. La terza dose a tutti no ma sotto i 60 anni sì». Il presidente Mattarella è tornato invece sul tema delle proteste: «Non possono prevalere i pochi che seguono teorie antiscientifiche, con una violenza a volte insensata».

ALL’ESAME DELL’AIFA domani il richiamo per chi ha ricevuto il vaccino Johnson&Johnson. Tra le ipotesi, l’utilizzato di un vaccino a mRna, Pfizer o Moderna, e non sarebbe necessario aspettare sei mesi. La Spagna ieri ha dato il via libera.