Dal Mato Grosso arriva la notizia che Raoni Metuktire, 89 anni, il più autorevole rappresentante indigeno brasiliano, è stato contagiato dal coronavirus. Lo hanno confermato le analisi svolte presso una struttura ospedaliera nel municipio di Sinop. Nel comunicato diramato dall’Istituto Raoni si afferma che le condizioni del capo indigeno sono stabili, ma che l’età avanzata impone una elevata vigilanza.

L’ISTITUTO DENUNCIA lo stato di pericolo in cui versa tutta la comunità della terra indigena Capoto, dove Raoni risiedeva. Il Distretto sanitario segnala che nella comunità di Capoto si sono già registrati 2 morti e 114 contagi confermati. In una intervista fatta via video a inizio giugno dal villaggio dove viveva confinato, Raoni aveva denunciato le carenze del governo in campo sanitario nei confronti dei popoli nativi, arrivando ad affermare che «Bolsonaro vuole approfittare di questa pandemia per distruggere i popoli indigeni». Di etnia Kayapò, una popolazione che vive al confine tra Mato Grosso e Parà, Raoni è conosciuto internazionalmente. Recentemente è stato proposto per il premio Nobel per la pace 2020 come «simbolo vivente della lotta per proteggere la natura e i diritti dei popoli indigeni».

IL COVID STA TRAVOLGENDO l’Amazzonia, le popolazioni indigene e i loro leader. A metà giugno il coronavirus aveva ucciso Paulinho Paiakan, 67 anni, di etnia Kayapò come Raoni, un leader conosciuto anche fuori dal Brasile per essersi battuto contro le devastazioni nei confronti dell’Amazzonia: negli anni ’70 contro la costruzione della Transamazzonica, 4 mila km di strada che hanno tagliato in due la foresta, e negli anni ’90 contro il progetto elettrico di Belo Monte sul fiume Xingu. A inizio agosto il Covid aveva stroncato la vita di Aritana Yawalapiti, 71 anni, leader storico che col suo impegno aveva contribuito alla creazione della Riserva naturale dello Xingu, la più estesa riserva indigena del pianeta e al cui interno si trova la più elevata concentrazione di foresta tropicale. Recentemente si era scagliato contro Bolsonaro quando l’ex capitano aveva espresso la volontà di «integrare» gli indigeni, rifiutando ogni progetto e tentativo di assimilazione culturale.

LA PANDEMIA IN BRASILE ha già prodotto più di 125 mila morti e non si intravede una via d’uscita. L’Apib (Articolazione dei popoli indigeni del Brasile) parla di comportamento «disumano» da parte del governo. Nel suo ultimo comunicato indica che nelle comunità indigene si sono registrati, a tutt’oggi, 28.815 contagi confermati con 757 morti, mentre sono ben 156 i popoli indigeni coinvolti. Dati ben al di sopra di quelli forniti del governo, che escludono gli indigeni residenti nelle aree urbane.