«Abbiamo sottoscritto l’aumento di capitale Rcs e abbiamo deciso di fare di più», questo aveva detto John Elkann due giorni fa, confermando l’intenzione della Fiat di tenersi stretta al Corriere della Sera, mentre tutti aspettavano la mossa offensiva di Diego Della Valle, considerato il primo pretendente della quota di aumento lasciata inoptata dagli altri grandi azionisti della società editrice del primo quotidiano italiano. Quanto «di più» lo si è capito solo ieri sera, quando a borse chiuse il Lingotto ha dato la comunicazione ufficiale richiesta dalla Consob: la Fiat ha raddoppiato la sua quota, passando da poco più del 10% a poco più del 20% delle azioni. Diventa così il primo azionista di Rcs e riporta il Corriere pienamente nell’orbita del Lingotto.

La scalata è stata possibile grazie al rastrellamento in borsa dei diritti di opzione che i soci contrari all’aumento di capitale da 400 milioni di euro avevano deciso di lasciare sul mercato. Tra loro Benetton, Merloni, Generali, in parte Pesenti ma soprattutto Rotelli che con il 13% era il primo azionista privato di Rcs (la prima in assoluto con una quota leggermente superiore era Mediobanca, ma l’istituto ha deciso di sottoscrivere l’aumento ma ha contestualmente annunciato che nel giro di tre anni cederà la sua quota). E in una giornata ricca di colpi di scena è arrivata anche la notizia della morte di Giuseppe Rotelli, l’imprenditore della sanità che aveva scalato la società editrice raccogliendo i titoli appartenuti al «furbetto del quartierino», poi finito in disgrazia, Stefano Ricucci. Rotelli, 68 anni, malato da tempo, proprietario di 18 cliniche private, in anni recenti aveva provato invano a entrare nel patto di sindacato che controlla Rcs Mediagroup.

Patto di sindacato dal quale è invece uscito da un un paio di mesi Diego Della Valle, in polemica con le ultime mosse del management che hanno affossato i conti di via Solferino, per ripianare i quali si è parlato anche della vendita della storica sede milanese. Intanto sono in via di cessione i periodici e i lavoratori del quotidiano pagano il costo di una pesante ristrutturazione aziendale. In questo quadro difficile, per settimane si era accreditata la possibilità di una mossa offensiva di Della Valle, che fino ai ieri sera non però ha comunicato nulla e che a questo punto potrebbe persino decidere di lasciar diluire la sua quota e ritirarsi dalla battaglia per il controllo di Rcs. L’imprenditore marchigiano ha comunque tempo fino a venerdì 5 per esercitare i suoi diritti di opzione.

Dall’altro versante, del tutto consonante con il piano di ristrutturazione presentato dall’amministratore delegato del gruppo Pietro Scott Jovane, sta la Fiat di Elkann e Marchionne. Che con la mossa di ieri riporta in qualche modo «a casa» il Corrierone, di cui – attraverso la Gemina – Gianni Agnelli era arrivato a detenere una quota di controllo, subito dopo il quasi fallimento della Rizzoli seguito allo scandalo P2. Una quota di controllo che significativamente negli anni Ottanta era uguale a quella che adesso è nelle mani del nipote dell’Avvocato, John Elkann. Naturalmente al Corriere (e alla Gazzetta dello Sport, anch’essa edita da Rcs) la Fiat affianca La Stampa, da quasi un secolo il quotidiano della famiglia Agnelli.

È difficile che il cambio nell’assetto proprietario del Corriere resti senza un seguito in redazione. Due i nomi ricorrenti per la prossima direzione, Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa, e Giulio Anselmi che in passato ha guidato a lungo proprio il quotidiano torinese.