Il film era tra quelli più attesi, e l’indipendente Quinzaine des Realisateurs lo ha scelto per la serata inaugurale, ieri, della sua 46a edizione. Bande de filles è diretto da Céline Sciamma, in Italia l’abbiamo conosciuta col precedente Tomboy, ma in Francia dove è tra i talenti di punta delle nuove generazioni, si era fatta già notare con Naissance des pieuvres (2007), il suo film d’esordio selezionato al Certain regard col quale vincerà l’ambito premio Louis Delluc.

Bande des filles ritrova le passioni della cineasta, come Tomboy siamo infatti dalle parti del romanzo di formazione, e della scoperta di sè e del proprio essere al mondo il cui «strumento» privilegiato è ancora una volta il corpo. Lì quello ambiguamente androgino di una ragazzina che si fa passare per maschio, qui quello a disagio di una sedicenne che vive in una banlieue francese schiacciata tra un esterno e un interno entrambi di feroce aggressività. A casa il fratello che detta legge – per il tuo bene le ripetono gli altri – fuori la scuola, i maschi, il lavoro che la mette in un angolo. Poi Marieme incontra tre ragazze, una banda: ridono, fanno casino, ballano, rubano i vestiti nei grandi magazzini, si battono con le altre ragazze, non hanno paura di nessuno. Lady, il capo, le ripete che tutto quello che fa deve farlo per se stessa. Marieme si scioglie le treccine e si stira i capelli, si mette i jeans skinny che più non si può, in tasca infila un coltello, e quando c’è da picchiare tira fuori una forza inattesa. Il fratello impara a rispettarla e anche la padrona dell’hotel dove la madre fa le pulizie … Lei però ha un segreto, ama il ragazzo amico del fratello. E una notte arriva a casa sua e gli dice: spogliati e ci fa l’amore.

Il fatto è che battersi in gruppo – sottinteso come i maschi – è scelta da rispettare ma fare l’amore da donna come decisione individuale ti rende subito una puttana. E il destino di Marieme sembra segnato …

La materia narrativa con cui Sciamma si confronta è estremamente delicata: il film «banlieue», la cintura parigina dura di Hlm, le case popolari a alta concentrazione di scontro, abitate in maggioranza da neri o maghrebini, francesi certo, ma come si dice con quel velo di distorsione ipocrita del linguaggio oggi (adieu au langage diciamo con Godard) di «origine» altra. Per questo, e non solo, negli anni il paesaggio della banlieue è diventato letteratura (per capirsi in Italia saremmo dalle parti di Scampia ora Gomorra): criminale, poliziesca, compassionevole, punitiva, a suon di rap e di immagini pompate e muscolose, ritmi fagocitati e notti incendiarie.

Sciamma sposta il punto di vista radicalmente. Non che quella realtà non vi sia, anzi è presente e con forza drammatica, ma il movimento del racconto che mette al centro la protagonista e le sue amiche, cerca una dimensione quotidiana di questa lotta per la libertà. Confusa come si può essere solo da adolescenti, ed eroica nei suoi fallimenti e nella sua incertezza. Lo sguardo della regista segue Marieme e le sue trasformazioni con amore. Le ama queste ragazze che insieme a lei non devono dimostrare nulla, non sono «modelli» sociali anche se somigliano a tante altre che capita di incontrare nel metrò parigino in zona Les Halles. E nemmeno incarnano una statistica da cinema «impegnato» che assolutizza i propri tempi. Sono al contrario personaggi unici, e semplicemente se stesse, miscela magnifica di spavalderia e tristezza, dubbi e ricerca incessante di un posto al mondo tutto per sè. Così le filma piene di vita alla scoperta dei loro corpi, vicine e complici, lei e le ragazze e soprattutto le giovani attrici tutte straordinarie, ma anche in una distanza che le permette appunto di spostare la dimensione narrativa.

Il «gender» delle ragazze diviene una scommessa di «genere» allargato, campo di battaglia culturale in cui si confrontano i modelli di rappresentazione di sè e di appartenenza dei personaggi (la scena in cui la ragazza arriva nel cuore della notte dal ragazzo amato è bellissima) e della regista che per avvicinarli interroga il cinema scompigliando le categorie dell’immaginario per liberarne una nuova energia. Bella e irresistibile, malgrado tutto.