Mentre nella regione il numero di morti non fa che aumentare, diventa sempre più chiaro il pericolo di una guerra dalla portata ancora più devastante. Donald Trump da una parte e Abu Mazen dall’altra sembrano essere i promoter del grande attore Benjamin Netanyahu. In passato era possibile analizzare gli interessi imperiali degli statunitensi e dei loro presidenti, ma ai giorni nostri il fascismo debordante e imprevisto di Trump rende difficili le analisi.

Lunedì scorso gli israeliani sono arrivati sulla soglia dell’isteria. Nella notte, forze «non identificate» avevano attaccato una base in Siria, causando fra le 14 e le 40 vittime, fra le quali alcuni iraniani. L’Iran avrebbe risposto? Il gabinetto per la sicurezza si è riunito improvvisamente e, tra un segreto e l’altro, è stato annunciato per le 20 ora locale un importante discorso del premier Netanyahu. Abituati come siamo alle emergenze, in tanti si sono visti con la guerra alle porte e sono corsi ai supermercati per rifornirsi di generi di prima necessità. Noi, più cinici, non siamo andati a fare spesa, tenendo conto che le otto di sera sono l’ora del massimo ascolto televisivo, fatta apposta per uno show in grado di migliorare la situazione di un premier tallonato da polizia e procuratore generale, che probabilmente fra pochi mesi lo porterà in tribunale.

Presidente Trump, continuiamo a fornirle pezze d’appoggio per la sua problematica decisione riguardo all’accordo con l’Iran, accordo che europei, russi e cinesi vogliono mantenere. Ed ecco, i nostri fantastici James Bond hanno squadernato tutto: il grande artista ha mostrato una quantità impressionante di cartelle colorate, contenenti 55mila documenti che rivelano quanto l’Iran stia mentendo.

Netanyahu ha mostrato retoricamente che non solo i persiani hanno mentito, ma che adesso gli israeliani possiedono molti dei piani elaborati da Teheran nel corso di lunghi anni, per preparare armi atomiche. Il problema è che la grande e convincente esposizione di Netanyahu non offre nessuna prova di violazioni dell’accordo firmato due anni fa; recentemente, del resto, lo stesso comandante dell’esercito israeliano aveva confermato che l’Iran per il momento rispetta l’accordo.

Pochi minuti dopo lo show, i sempre patriottici commentatori militari di Israele segnalavano che la maggioranza dei dati – una così importante conquista da parte dei servizi segreti – si riferiva al periodo antecedente l’accordo. Trump ha manifestato grande soddisfazione per il lavoro del grande Netanyahu, ma francesi, tedeschi e altri, scettici, il giorno dopo hanno chiarito che l’accordo è la migliore delle soluzioni proprio per i dati che Netanyahu ha reso pubblici – e che la maggioranza già conosceva –; proprio, dunque, per il sospetto che l’Iran mentisse.

Il leader palestinese Abu Mazen si è accorto che l’attenzione stava passando al calcio giocato a Madrid e Roma e ha deciso di imbastire per il premier Netanyahu un buon copione per un altro pezzo teatrale. È tornato ad argomenti problematici sull’Olocausto, spiegando che gli atteggiamenti degli ebrei e il loro attaccamento al denaro avevano portato all’antisemitismo. Forse invidiava il successo ottenuto da Netanyahu quando ha accusato il Mufti di Gerusalemme e non Hitler per lo sterminio degli ebrei.

Abu Mazen ha inoltre continuato a minacciare i suoi nemici interni – Hamas a Gaza in particolare – pur ripetendo il rituale sostegno alla formula dei due Stati. Che meraviglia! Netanyahu ha potuto informare Israele e il mondo: davanti alla verità dell’antisemitismo di Abu Mazen, il premier è qui per difendere l’esistenza eterna di Israele. L’altra verità è che l’Iran mente: dunque il premier chiede al mondo di appoggiare il grande Trump che vuole distruggere l’accordo. E se viene annullato? Beh…potrebbero continuare con i piani che abbiamo mostrato al mondo nello show di lunedì.

Per venerdì si preparano due show al prezzo di uno. Valorosi ciclisti italiani e di altri paesi mostreranno a tanti milioni di telespettatori la bellezza dei nostri paesaggi e la grande democrazia che abbiamo creato. Nel frattempo le nostre forze armate additeranno al mondo la barbarie palestinese e i manifestanti che minacciano la nostra esistenza e ne uccideremo alcuni altri che andranno ad aggiungersi ai 44 già liquidati.

Abu Mazen farebbe meglio a guidare il suo popolo su un cammino più chiaro, forte, deciso, senza questa demagogia pura che serve solo al nemico. L’occupazione è qui, il parlamento israeliano esamina in prima lettura una legge che ufficializzerebbe l’apartheid; tornare su argomenti antisemiti serve solo al bellicismo della leadership israeliana. Trump dovrebbe riflettere (?) sugli effetti dell’annullamento dell’accordo con l’Iran rispetto all’incontro con il leader nordcoreano ma sembra – dai fallimenti dei contatti avviati da francesi, tedeschi e inglesi – che preferisca portare il mondo al caos. Netanyahu e Lieberman passeranno dagli show di queste settimane a esibizioni più muscolose che possono provocare un’escalation sanguinosa, dagli effetti terribili.