I dati aggiornati a ieri sera da parte della Protezione Civile sono in sostanziale continuità con i giorni precedenti. Non è una notizia rassicurante, perché la continuità riguarda il ritmo di crescita dei nuovi casi e dei decessi.

I CASI POSITIVI sono saliti oltre quota 3.800, su 32.000 test effettuati (il 12%). Le vittime di ieri sono 41 e il totale arriva a 148. «Si tratta perlopiù di persone fragili, con diverse patologie, di età compresa tra 66 e 94 anni» ha aggiunto Borrelli.

Ma il giorno prima erano state 28. A fronte di 500 nuovi ricoveri, si sono contate 138 guarigioni. Per cercare una buona notizia bisogna guardare ai ricoveri in terapia intensiva, ancora in aumento ma di 56 unità, dieci in meno rispetto al giorno precedente. Ora sono 351 in tutto. Il numero dei pazienti gravi è quello più sorvegliato, perché rischia di mettere in crisi la disponibilità limitata di posti letto in rianimazione. Solo i prossimi giorni ci diranno se questo leggero calo è un primo risultato delle strategie di contenimento iniziate il 23 febbraio o solo una fluttuazione statistica.

IL COMMISSARIO della Protezione Civile Angelo Borrelli ha annunciato l’acquisto di nuove attrezzature mediche per rispondere all’emergenza. «Già domani dovremmo avere informazioni su quanto riusciremo ad ampliare la dotazione».
Non è stato ancora necessario ricorrere al sistema di smistamento dei casi più gravi nelle regioni limitrofe per esaurimento dei posti letto in rianimazione, ha rassicurato Borrelli. Ed è già iniziata l’installazione di nuove tende per il triage davanti ai pronti soccorsi degli ospedali, per permettere l’isolamento tempestivo dei pazienti a rischio contagio. «Dobbiamo e possiamo aver fiducia dell’Italia», ha detto anche il presidente Mattarella in un video diffuso ieri, per evitare «stati di ansia immotivati».

MA CON QUASI OTTOCENTO nuovi casi l’Italia è il paese al mondo in cui il contagio corre più veloce. Il numero lordo è comunque da interpretare, perché dipende molto dall’attività di monitoraggio da parte del sistema sanitario e dalla sua capacità di risposta.

Il primo caso in Sudafrica, ad esempio, «metterà alla prova la nostra sanità» ha detto il locale ministro della salute Zweli Mkhize, consapevole che il focolaio rilevato potrebbe essere ben più ampio. Difficile ormai non parlare di pandemia e anche i paesi con relativamente pochi casi positivi stanno attuando strategie di contenimento d’emergenza. La Grecia, con soli 31 casi, ha deciso di chiudere scuole e università nella regione occidentale di Amaliada per arrestare sul nascere il contagio.

IL PRESIDENTE TRUMP, invece, di fronte al dato sulla mortalità rialzato al 3,4% dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si è dichiarato scettico fino al negazionismo. «Penso sia un numero falso», ha detto in un’intervista a Fox News. Negli Usa il contagio riguarda 164 persone ma ha già causato ben 11 morti. Secondo gli esperti, l’anomalia del dato statunitense segnala un probabile focolaio di grandi dimensioni ancora non rilevato.