«Abbiamo sudato e faticato, abbiamo schiumato il sangue per questo… E ora voi volete portarci alla rovina… Vergogna, vi dovete vergognare…». Le urla di Pierina Porreca, 75 anni, di Guardiagrele (Ch), risuonano ovunque sul web e prima ancora in un campo con l’erba alta e mezza bruciata dal caldo, quando i tecnici di Terna arrivano, in contrada San Bernardino di Orsogna (Ch), per l’esproprio dei suoi terreni per cui riceverà… 50 euro.

La signora, grembiule da cucina verde e bianco, smanaccia e grida con tutto il fiato per evitare che vengano annientati «i frutti dei sacrifici» della sua famiglia.

Altro scenario, stessa situazione… Siamo a Lanciano (Ch) in località Sant’Onofrio. I delegati di Terna si presentano in forze, con quella buona dose di alterigia che li contraddistingue. Ad attenderli cittadini, associazioni e amministratori: pronti a difendere ogni zolla. Franca Colanero si dichiara contraria all’occupazione delle sue terre.

Per legge – il Testo unico degli espropri – si dovrebbe redigere un verbale e andar via. Invece quelli di Terna cercano di sfondare il cordone della protesta e, tra ulivi e stoppie riarse, viene fuori una mezza rissa: spintoni, strilli, qualche ceffone/pugno, tafferugli. Momenti drammatici: qualcuno ruzzola nei campi, qualcun altro finisce al pronto soccorso… Al termine feriti, seppur lievi, contusioni, malori e denunce. «Non è giusto – piange e si dispera la proprietaria, riversa al suolo, un mucchio di carte in mano, – non è giusto… Prevaricata, per aver voluto difendere i miei diritti. Ma non molliamo».

E’ così che va in Abruzzo in questa caldissima estate: i contadini contro il colosso nazionale dell’energia elettrica, in un amaro ritratto. La rivolta è contro l’elettrodotto Villanova-Gissi, parte della nuova dorsale energetica adriatica, che prosegue fino a Foggia. Lo scontro, tra le colline delle province di Chieti e Pescara, si sta consumando tra i piccoli agricoltori, supportati da comitati e ambientalisti, e Terna spa ed Abruzzoenergia, società di proprietà di A2A, multiutility di Milano e Brescia che gestisce l’inceneritore di Acerra.

Un progetto tra ricorsi e denunce

L’elettrodotto Villanova-Gissi rientra, in Italia, in un più generale piano di sviluppo di Terna che prevede 8,1 miliardi di euro per la costruzione di 4mila chilometri di nuove linee elettriche e 110 nuove stazioni. In Abruzzo, dove si spenderanno dagli 80 ai 100 milioni, il contestatissimo progetto risale al 2009 e interessa 16 comuni: Cepagatti, Chieti, Casalincontrada, Bucchianico, Fara Filiorum Petri, Casacanditella, Filetto, Orsogna, Guardiagrele, Sant’Eusanio del Sangro, Castel Frentano, Lanciano, Paglieta, Atessa, Casalanguida e Gissi, con una rete elettrica da 380mila volt e tralicci alti fino a 75 metri.

L’intervento in questione, come specificato da Terna, «contribuisce a soddisfare il fabbisogno elettrico di una regione che evidenzia un deficit del 32,6% del suo fabbisogno e a evitare il rischio di black-out». Dato confutato: secondo il Forum Acqua, infatti, «le centrali abruzzesi sono in grado di generare energia ampiamente in eccesso rispetto alle reali necessità».

Tre comuni, Lanciano, Castel Frentano e Paglieta, nel Chietino, si sono opposti all’opera e si sono rivolti al Tar, Tribunale amministrativo regionale. La procura di Pescara ha aperto un’inchiesta penale. Ci sono pacchi di esposti alla magistratura. C’è un ricorso pendente al Consiglio di Stato.

Ma Terna tira dritto, prosegue con i lavori, modificando, nel frattempo, a seconda delle esigenze, il progetto esecutivo: varia «leggermente» il tracciato; cambia il tipo di tralicci, talvolta in barba anche alle autorizzazioni esistenti e capita che non aspetti neppure i pareri dei Comuni, quando sono vincolanti.

«Ed è così – spiega il sindaco di Paglieta, Nicola Scaricaciottoli – che da noi si è consumato un vero e proprio abuso edilizio». E’ braccio di ferro con la popolazione, da sempre, ma si è inasprito con l’avvio degli espropri, per i quali è stata adottata una strana procedura d’urgenza, per un’opera che di certo urgente non è. Un’infrastruttura imposta dall’alto e calata sul territorio senza un confronto con la sua gente. E’ ritenuta, dal 2007, strategica dal governo, ma è fortemente osteggiata perché costosissima e dall’impatto irreversibile. E che sta portando, tra l’altro, ad un notevole deprezzamento di terreni e case.

Un impianto che ha il beneplacito dei ministeri. Ma la Regione? «E’ stato il dirigente regionale, Antonio Sorgi, che ha deciso per tutti, con due determine di cui una mai pubblicata sul Bollettino ufficiale (Bura). Egli ha stabilito che gli elettrodotti in Abruzzo possono passare ovunque. La realizzazione di tali infrastrutture è stata decisa, con criteri scellerati, da una sola persona senza confronto con gli enti locali e con il Consiglio regionale», evidenziano Augusto De Sanctis, del Forum Acqua e Maria Paola Di Sebastiano, del comitato «No elettrodotto».

La determina che è «alla base di tutta la programmazione relativa agli elettrodotti in Abruzzo da parte di Terna» è stata scovata dal Movimento 5 Stelle. Sorgi, arrestato il 30 settembre 2014 per corruzione e appalti truccati al cimitero di Francavilla al Mare (Ch), ha agito grazie ai superpoteri di cui beneficiava.

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Due i dossier sull’elettrodotto: uno risale all’inverno scorso, il secondo sarà presto inviato al ministero dell’Ambiente e alla Regione, sorda a contestazioni e sollecitazioni.

«Un intervento inutile, che pagheremo in bolletta -, insiste De Sanctis -. Un tracciato che presenta grossi rischi idrogeologici, – fa presente -, un iter procedurale denso di criticità, tra difetti di pubblicazione di atti rilevanti e assenza di partecipazione dal basso. Ben 55 tralicci su 151, cioè un terzo, saranno installati in zone interessate da smottamenti e da quattro frane attive, e in luoghi a rischio di esondazione. Diversi piloni svetteranno in aree fluviali: ricordiamo, che nel 2013, una piena del Salinello buttò giù un traliccio di 33 metri. Tutto ciò nel Paese dei dissesti idrogeologici». Poi i continui cambi di tecnologia, con i tralicci che si trasformano… sul progetto compaiono quelli «classici» dell’alta tensione ma nella realtà vengono impiantati quelli monoalbero, poi – quando gli ecologisti alzano la voce – si torna a quelli tradizionali… E c’è anche la questione della difformità della loro altezza rispetto ai permessi. «E poi… il disturbo acustico, i cantieri aperti e non controllati; i surreali decreti di occupazione d’urgenza. Emerge, inoltre, la clamorosa ‘dimenticanza’ del ministero dell’Ambiente che ha approvato due progetti di livello nazionale, lo stoccaggio gas di San Martino sulla Marrucina (Chieti) e l’elettrodotto, distanti tra loro solo 100 metri: non sono stati valutati né l’effetto domino in caso di incidente né l’effetto cumulo delle strutture».

«Le reti esistenti – afferma Silvia Ferrante, di “No elettrodotto” e “Zona 22” – cadono a pezzi senza manutenzione causando disservizi gravissimi ma si spendono cifre immense per opere mastodontiche che non risolvono i problemi, ma fanno aumentare i profitti di chi le propone e realizza».

«I cantieri – dice Antonella La Morgia, del Cast (Comitato Ambiente Salute e Territorio), la prima ad aver seguito la faccenda – stanno proseguendo dove è stata già ottenuta l’immissione in possesso. Molti posti, invece, sono stati e sono teatro di una tenace resistenza che rappresenta la volontà della popolazione di contrastare l’elettrodotto, anche dopo che la Regione ha sancito che le procedure di localizzazione dell’opera non sono state corrette e che non è stata attuata la Vas (Valutazione impatto sanitario). Poi c’è la legge sugli espropri che, di frequente, è stata violata quando i proprietari non volevano che si entrasse sulle loro terre». «Sono nato mezzadro – afferma Luigi Pomilio, 60 anni, di Atessa (Ch) e di Coldiretti – . E’ uno scandalo quello che stiamo sopportando e non ci tutela nessuno. Questo è lo Stato?» I cavi corrono a poche decine di metri dalle abitazioni e sopra le coltivazioni dove… «non è consentita la permanenza per più di quattro ore giornaliere. Per un agricoltore significa limitare di molto l’attività e la produttività – riflette La Morgia -. Ma c’è anche una questione di salute. Lo Iarc (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato dal 2001 come possibile cancerogeno le immissioni delle onde a bassa frequenza prodotte dagli elettrodotti, in particolare per le leucemie infantili».

Un sogno… quei vini

Aveva un sogno, quello di uno showroom per i suoi prodotti. E’ la storia della società Abruzzo Vini srl, nata nel 1999 e con sede a Cepagatti (Pe). E’ qui che Luigi Giampaolo risiede ed è qui che ha sede la sua azienda vitivinicola.

E’ sempre qui che Terna ha deciso di ergere il palo numero 2 del Villanova – Gissi. Lui si è opposto, dopo aver comprato, a caro prezzo, oltre 900 mila euro, un terreno che avrebbe voluto destinare alla realizzazione di locali espositivi. Nel giorno dell’esproprio è stato il caos.

«Non li ho fatti entrare, non possono mettere neanche un piede sulla mia terra – tuona Giampaolo -. Hanno cercato di ‘intimorirmi’, sostenendo che se continuo ad oppormi dovrò risarcirli per il tempo che ho fatto perdere. Ho chiamato i carabinieri e li ho bloccati. Potranno tornare esclusivamente con il permesso di un magistrato. I loro tentacoli, fino ad allora, non toccheranno la mia terra».