Nella salone d’onore del palazzo H al Foro Italico c’è un enorme dipinto di Mussolini. Il nome del dittatore fascista è tornato a riecheggiare al Coni – « la legge del 1942/43 di un certo Benito Mussolini era molto più democratica» ha detto il membro Cio forzista Mario Pescante – grazie al progetto di riforma dello sport del governo del cambiamento. Un emendamento alla legge di bilancio andrà a sottrarre al Comitato olimpico nazionale ben 370 dei 410 milioni annuali, dirottandoli alla nascente Sport e Salute Spa che, controllata dal governo, finanzierebbe le federazioni lasciando al Coni attuale solo 40 milioni per il suo funzionamento e la preparazione olimpica, nuova unica mission del comitato nato nel 1914 e rilanciato da Giulio Onesti nel 1948 con l’invenzione di Sisal e Totocalcio a finanziare lo sport.

Ieri l’attuale presidente Giovanni Malagò – amico di tutti i politici – è sbottato contro il progetto del sottosegretario Giancarlo Giorgetti: «Non è una riforma, ma una occupazione, in nessun paese del mondo il Coni fa solo preparazione olimpica». Tutti i presidenti federali hanno dato mandato a Malagò di trattare «con l’obiettivo di preservare l’autonomia dello sport», chiedendo al governo «di valutare nuovamente la norma e in caso di differirne l’adozione». Ma il governo tira dritto: «Con questa riforma il mondo sportivo non sarà più gestito in maniera monopolistica dando vita ad un modello di eccellenza già in vigore in altri paesi europei», risponde Guido Guidesi, sottosegretario alla presidenza del consiglio della Lega.