A pochi giorni dall’8 marzo il Movimento cerca di smarcarsi dalla Lega sul tema dei diritti. L’occasione è fornita dal Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi, presentato con il sigillo della discordia del patrocinio della presidenza del consiglio dei ministri. L’iniziativa è pensata dall’Organizzazione internazionale per la famiglia, fondata nel 1997 dall’ex funzionario dell’amministrazione Reagan Allan C. Carlson, il quale ha teorizzato che la crisi demografica fosse correlata alla «rivoluzione sessuale e femminista» e ipotizzato l’esistenza della fantomatica «ideologia gender», basata sull’«indottrinamento nelle scuole portato avanti dalle persone Lgbt» ispirato da una presunta «diabolica filosofia marxista». Idee che allettano politici del centrodestra (a Verona dovrebbero esserci Antonio Tajani e Giorgia Meloni, tra gli altri), sigle neofasciste e organizzazioni come ProVita Onlus e dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, che parteciperanno all’evento.

Due giorni fa aveva manifestato il suo sdegno Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana che annunciando un’interpellanza a Conte aveva denunciato le relazioni tra leghisti e reazionari russi: «Uno dei registi di questa ennesima operazione dell’internazionale di estrema destra, è Alexey Komow, russo, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, da anni molto vicino a Matteo Salvini e al suo cerchio magico». Ieri sono arrivate le parole del sottosegretario agli affari regionali, Stefano Buffagni, non proprio uno che tra i grillini ha fama di essere un dissidente: «C’è stato un tempo in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi – scrive Buffagni su Facebook – Pare qualcuno abbia nostalgia di quel periodo oscuro. Non io! Le famiglie sono il fondamento della nostra società, le donne sono una risorsa inestimabile della nostra società e chi non le vuole lavoratrici vuole tornare al Medioevo».

A stretto giro da Palazzo Chigi arriva una smentita: «La presidenza del consiglio non ha mai ricevuto nessuna richiesta di patrocinio, né quindi ha potuto mai concederlo». Il comunicato della presidenza del consiglio scarica la questione sul ministro per la famiglia: «Si tratta di una iniziativa autonoma del ministro per la famiglia, Lorenzo Fontana, attraverso procedure interne agli uffici e che non hanno coinvolto direttamente la presidenza del consiglio».

La base del Movimento 5 Stelle soffre il tema dei diritti civili, in diversi luoghi, a partire da Roma, i tavoli di attivisti dedicati a questi temi sono andati esaurendosi già da prima dell’accordo di governo con la Lega. Allo stesso modo, le bandiere dell’ala Lgbtq del M5S, che per un periodo sventolavano ai comizi grillini, sono sparite da anni. Evidentemente l’attivismo di Fontana, così come quello del senatore Simone Pillon, crea problemi riconosciuti adesso anche dalle alte sfere. Così Vincenzo Spadafora, sottosegretario alle pari opportunità, è ancora più netto e cita esplicitamente i problemi del M5S con il partito di Matteo Salvini: «Ciò che mi fa arrabbiare è il tentativo di accomunarci alla Lega – dice Spadafora- Rigetto tutti i tentativi di accomunarci alle loro posizioni. Noi sui temi dei diritti siamo diversi da loro, che portano avanti delle idee che non sono le nostre e che non avranno mai M5S dalla loro parte». La formula è per certi versi paradossale, perché si attacca la Lega per ribadire l’accordo che ha dato vita all’esecutivo: «Finché ci sarà questo governo, con questo contratto di governo, non si dirà mai sì ad un arretramento culturale del paese».