Ha iniziato a parlare poco dopo le 10 di mattina, all’apertura del dibattito parlamentare sulla richiesta di impeachment contro Piñera. Ha finito quasi 15 ore dopo. Ma ne è valsa la pena: con il suo intervento di 53mila minuti, il deputato socialista Jaime Naranjo ha permesso al collega Giorgio Jackson, la cui quarantena preventiva scadeva a mezzanotte, di arrivare al Congresso in tempo per votare a favore del libello accusatorio contro il presidente. Garantendo così i 78 voti necessari all’approvazione dell’accusa costituzionale (come in Cile è chiamato l’impeachment), presentata dalle forze di opposizione dopo lo scandalo dei Pandora Papers.

La palla passa ora al Senato, a cui spetta l’ultima parola sul destino di Piñera, accusato non solo di occultare nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche le ricchezze provenienti dalla cessione della compagnia mineraria Dominga all’amico di infanzia Carlos Alberto Delano, ma anche di spendersi a favore del progetto minerario di quest’ultimo a spese della natura incontaminata dell’arcipelago di Humboldt.

Intanto, però, l’opposizione si gode il suo successo. E a godere più di tutti è proprio Naranjo, la cui lettura delle 1.300 pagine del libello accusatorio ha occupato per varie ore il primo posto dei trending topics di Twitter, generando un’ondata di commenti e di meme su ogni suo gesto, dalla sostituzione della mascherina dopo varie ore di lettura al controllo del suo stato di salute da parte del deputato socialista e medico Juan Luis Castro.

«Non ho mangiato nulla, ma questo è un digiuno che ho fatto per la giustizia nel nostro paese», ha commentato in una delle poche interruzioni al suo intervento.

La destra non l’ha ovviamente presa bene, parlando – come ha fatto il candidato presidenziale di Piñera, Sebastián Sichel – di «commedia dell’assurdo» o, secondo le parole del candidato dell’estrema destra José Antonio Kast, di «un altro triste spettacolo offerto dal Congresso».

Ma in ogni caso la sua strategia non poteva rivelarsi più sbagliata: con il suo rifiuto sia di cambiare la data della seduta che di consentire il voto a distanza – puntando sull’assenza del candidato presidenziale di Apruebo Dignidad, Gabriel Boric, risultato positivo al Covid, e sulla quarantena di Jackson – la coalizione che sostiene Piñera ha di fatto permesso che gli occhi dell’intero paese rimanessero puntati sul dibattito parlamentare.

E un aiuto non è venuto neppure dal solitamente inaffidabile deputato democristiano Jorge Sabag, che stavolta non ha voluto fare sgambetti a un’opposizione finalmente compatta.

Resta tuttavia un po’ di amaro in bocca. Perché, se anche il Senato si pronunciasse contro Piñera, la sua destituzione – sacrosanta, ma anche dettata da calcoli elettorali – arriverebbe solo alla vigilia delle presidenziali del 21 novembre, lasciando impuniti tutti i crimini commessi a partire dall’inizio della rivolta sociale di due anni fa: gli assassinii, le violazioni dei diritti umani, le lesioni oculari, la repressione.

E, non da ultimo, la militarizzazione del Wallmapu – il paese mapuche dalla terra fertile e generosa – culminata il 12 ottobre con la proclamazione dello stato d’emergenza per 15 giorni nell’Araucanía e nel Bío Bío, poi esteso fino all’11 novembre e forse anche oltre. Il presidente ha già fatto sapere che chiederà al Congresso di prolungare ulteriormente lo stato d’eccezione nelle due regioni.

Una decisione che ha già provocato la prima vittima (e almeno altri tre feriti, di cui uno molto grave): il mapuche appena 23enne Jordan Liempi Machacan, ucciso dal corpo dei marines cileni a Cañete, nel Bío Bío, durante un’operazione ancora tutta da chiarire, ma in base a numerose testimonianze non preceduta da alcuno scontro con presunti «incappucciati», come immediatamente sostenuto dal governo.

Più di un oppositore ha parlato di un «nuovo caso Catrillanca», in riferimento all’omicidio del 24enne Camilo Catrillanca, weichafe («guerriero» della causa mapuche) della comunità di Temucuicui, nell’Araucanía, assassinato nel 2018 dal Comando Jungla, il corpo antiterrorista dei carabinieri cileni, mentre era a bordo del suo trattore accanto a un adolescente, di ritorno dai campi.

A denunciare l’ennesimo omicidio realizzato sotto il governo Piñera sono stati anche i rappresentanti mapuche della Convenzione costituente, impegnati nella stesura della nuova Costituzione. «Ripudiamo energicamente questa politica razzista e violenta dello Stato contro le nostre comunità», ha dichiarato la presidente della Convenzione Elisa Loncon.