La Camera americana ha votato una legge che renderà possibile per le aziende di telecomunicazioni il monitoraggio e la vendita di informazioni on-line dei propri clienti, smantellando così le regole create lo scorso ottobre da Obama.

IL NUOVO DISEGNO DI LEGGE dovrà arrivare ora sul tavolo di Trump, ma la sua firma appare scontata. Se fino ad ora i provider erano obbligati a ottenere il consenso prima di condividere con gli inserzionisti e società terze le informazioni sensibili dei propri clienti, tra cui i dati di navigazione, la history e la geolocalizzazione, ora hanno via libera. L’abrogazione è stata approvata per 215 voti a favore e 205 contrari, con i democratici compatti a cui si sono uniti 15 repubblicani in opposizione al proprio partito .
Aziende come Cox, Comcast, Time Warner, AT & T e Verizon avranno ora campo libero per dirottare le ricerche sui browser, vendere i dati degli utenti e martellarli con messaggi pubblicitari indesiderati.

Peggio ancora, i consumatori ora dovranno pagare una tassa sulla privacy per proteggere le loro informazioni, come povero sostituto della protezione legale.

GRUPPI PER LA DIFESA dei diritti civili come l’Aclu, l’Electronic Frontier Foundation, e Freedom of the Press sono ovviamente mobilitati. «Ora siamo un passo più vicino a un mondo in cui gli Internet Service Provider (Isp) potranno curiosare sul nostro traffico, vendere le nostre informazioni private al miglior offerente, e pre-installare spyware sui nostri telefoni cellulari» ha dichiarato Jeremy Gillula, senior staff delll’Electronic Frontier Foundation. Certo, ora diventerà cruciale la scelta del proprio fornitore di banda larga, ma i legislatori democratici hanno anche sottolineato che molti americani che non vivono in grandi città hanno spesso a disposizione solo un unico fornitore di internet al servizio della loro comunità, e ciò lascia poca scelta se non quella di accettare qualsiasi raccolta di dati che li riguardi.

«I SITI medici, finanziari, legali, come i tribunali degli Stati uniti, per esempio – ha continuato Gaurav Laroia di Free Press – sono tutti in gran parte in chiaro. Gli Isp saranno ora in grado di costruire dei profili dettagliati dei loro clienti, incrociando i dati e vendendo poi le informazioni praticamente a chi vogliono».
Ma non solo: se qualcuno ha consultato un sito medico, per esempio, si potrà dedurre di quali malattie l’utente potrebbe soffrire, o temere di soffrire, rivelando informazioni sanitarie sensibili.

«Siamo di fronte a uno sforzo, avvenuto con successo, da parte dei provider di monetizzare le informazioni delle persone. È un grosso favore fatto agli Isp» ha affermato Jay Stanley, analista legale de l’Aclu.

QUESTA LEGGE ROMPE con decenni di tradizione giuridica secondo i quali a nessun Isp era permesso impunemente di monetizzare i dati personali dell’utenza. In questo modo si danneggia la sicurezza informatica visto che queste aziende diventano depositi giganti di dati personali. «Non passerà molto tempo prima che il governo chieda l’accesso a queste informazioni» fa notare la Eff nel suo comunicato.

«L’OGGI è estremamente deludente – proseguono – ma c’è ancora domani. Ancora una volta ci impegniamo a mobilitare il pubblico e continuare la lotta per ripristinare i nostri diritti alla privacy su tutti i fronti. Ci batteremo per ripristinare i diritti alla privacy, lo faremo nei tribunali, negli Stati uniti, a Washington. Siamo pronti, nel lungo raggio, a spingere un futuro Congresso ad invertire la rotta, ancora una volta». Un’altra battaglia, quindi, ma l’amministrazione Trump non sembra per ora preoccuparsene, sempre più presa dal difendersi dal RussiaGate, e per la prima volta un repubblicano, Walter Jones del North Carolina, si è unito al coro dei democratici che chiedono che David Nunes, presidente del Comitato servizi segreti della Camera, ricusi se stesso dalle indagini sull’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali.

«Tutto questo suona come un problema dei democratici», aveva dichiarato Nunes rispondendo alla domanda circa le preoccupazioni dei democratici sulla sua imparzialità.
Ma a quanto pare la cerchia dei preoccupati si sta allargando.