Non so voi, ma io ho un pessimo rapporto con le tessere fidelizzanti, la raccolta punti, i bollini premio e gli scontrini che promettono ribassi solo in certi giorni. Le tessere ormai te le offrono tutti, il supermercato, il librario, il negozio bio, la profumeria, la catena di detersivi, il parrucchiere, il centro commerciale, il negozio d’abbigliamento e persino la farmacia. Li capisco, in questo mondo di caccia spietata al cliente ognuno prova a fidelizzarti come può. Se accetti tutte quelle profferte, nel giro di poco tempo ti ritrovi il portafoglio che scoppia di tessere e allora provi a fare ordine seguendo varie strategie. La prima è di riporle in un cassetto per utilizzare quella utile alla bisogna.

Indovinate che cosa succede? Che quando ti serve non l’hai mai con te perché o l’hai scordata o non hai pensato che forse saresti passato in quel posto.
Per farvi un esempio, ho ritrovato in fondo a una scatola circa dieci tessere sconto, punzonate solo a metà, della gloriosa libreria Utopia di Milano, purtroppo chiusa con grande dolore di molti habitué.

Un po’ per affetto e un po’ per nostalgia non le ho buttate e ora le uso come segnalibro, ma ogni volta che mi capitano in mano mi viene il magone. Credo sia l’unica tessera sconto con la quale ho sviluppato una forma di empatia, perché con le altre continuo a fare un casino infernale. Di un paio di grandi magazzini ne ho due o tre per ciascuno perché ogni volta che ci capito la dimentico a casa e loro me la rifanno. L’ultima volta che sono andata in uno di questi le ho prese su tutte, orgogliosa di essermele finalmente ricordate, ma una volta lì ho scoperto che due erano inutilizzabili perché di dieci anni prima e, quindi, avrebbero potuto metterle nel museo dello sconto.

Quando provo a aderire a una campagna offerte si sviluppa in me una tale refrattarietà ai loro diktat che non riesco quasi mai a ottenerne una. L’ultimo episodio riguarda dei bollini che davano diritto al 30 per cento di ribasso su certi prodotti e solo per dieci giorni. La prima volta li ho piazzati su metà della spesa per poi scoprire che niente di ciò che avevo scelto aveva diritto allo sconto che, invece, era applicabile solo ai prodotti con marchio di quel supermercato. La seconda volta mi sono fatta più attenta e li ho incollati solo sui marchi accettati, ma, sorpresa, nessuno di loro faceva parte delle linee contemplate dall’offerta che erano segnalate in modo ingannevole su un dépliant.

Seccatissima, non ho comprato più nulla perché c’è un limite alle adulazioni e se tu mi spingi ad acquistare solo certe cose, in certi periodi e poi alla cassa mi dici «Ah questo no e l’altro nemmeno», ti giro le spalle e vado altrove.

Vogliamo poi parlare della raccolta bollini che darebbe diritto ad acquistare a prezzi stracciati pentole, valigeria, elettrodomestici e quant’altro? Raccogli e incolli per mesi e poi, quando verifichi i prezzi o la qualità dei prodotti, scopri che non ne vale quasi mai la pena. Ricordo ancora come un incubo la coperta presa con i punti di un supermercato. Faceva scintille da tutte le parti.

Da allora mai più, lascio i bollini al cliente dopo di me, la qual cosa mi ha procurato un’ammiratrice. È una signora a cui mancavano tre o quattro caselle per completare una tessera che le avrebbe dato diritto a una valigia rossa che serviva al figlio per andare in vacanza. Le regalai i miei adesivi e la valigia fu sua. Ogni volta che la incontro mi saluta come una salvatrice e mi chiama La signora della valigia rossa. Queste sì che sono soddisfazioni.

mariangela.mianiti@gmail.com