L’emissario dell’Onu per il Sahara Occidentale, il tedesco Horst Kohler, mercoledì scorso ha riferito al Consiglio di Sicurezza i primi esiti della sua mediazione nel conflitto tra Marocco e Fronte Polisario, il movimento politico che incarna le ispirazioni indipendentiste della Repubblica democratica araba saharawi (Rasd).

Al termine dell’incontro, durato circa due ore e a porte chiuse, il presidente del Consiglio, l’ambasciatore olandese all’Onu Karel van Oosterom, ha affermato «il pieno sostegno all’inviato riguardo al giro di consultazioni per il rilancio del processo di pace», anche se ha evidenziato «preoccupazioni sul rischio di nuovi scontri e tensioni, in particolare nella zona di Guergarat, e la necessità di una piena applicazione della risoluzione 2351». Lo stesso segretario Guterres ha riconosciuto che un ulteriore prolungamento della situazione di stallo potrebbe «portare al collasso del cessate il fuoco» e creare un «impatto pericoloso» sulla sicurezza e la stabilità dell’intera regione.

Nella riunione l’emissario tedesco è stato affiancato dal canadese Colin Stewart, nuovo capo della missione di pace Minurso, che ha informato il Consiglio riguardo al potenziale rischio di deflagrazione di un conflitto armato tra le due parti e sulla necessità di un’ulteriore proroga di un anno, l’ennesima, della missione Onu.

La risoluzione 2351, del 2017, prevede il rilancio del processo di pace, la proroga della missione Minurso fino ad aprile 2018 e la verifica sul campo di reali e concrete condizioni per l’organizzazione di un referendum che «permetta una soluzione politica del conflitto e l’esercizio del diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi».

Il briefing, previsto per febbraio, è stato più volte rimandato a causa della continua indisponibilità del governo marocchino. Fino a questo momento, infatti, l’emissario tedesco aveva invitato, per una serie di colloqui e consultazioni, le due parti in conflitto, Fronte Polisario e Marocco, oltre che i due paesi «osservatori»: Algeria e Mauritania.

La volontà di Kohler era quella di avviare consultazioni «dirette o indirette» proprio a Berlino con l’intenzione di scegliere un territorio neutrale, più che a New York, da possibili pressioni esterne. Rabat, al contrario, ha rinviato le consultazioni da gennaio fino a marzo e ha scelto come sede degli incontri la città di Lisbona. Il ministro degli esteri marocchino, Nasser Bourita, dopo aver dichiarato che i colloqui del 6 marzo con Kohler sono stati «ricchi e fruttuosi», ha ribadito la posizione espressa dallo stesso monarca Mohammed VI.

Il Marocco vuole avviare delle consultazioni solo in maniera «indiretta» con la controparte mantenendo due principi che non permettono grossi margini di manovra diplomatica: una sorta di autonomia del Sahara Occidentale che non «comprometta l’integrità dei confini nazionali marocchini» e l’esclusione dell’Unione africana dai colloqui a favore di un processo di pace condotto esclusivamente dall’Onu», dove Rabat gode del pieno e incondizionato sostegno della Francia. La strategia marocchina punta a boicottare la linea seguita da Kohler con un coinvolgimento sia dell’Ua che dell’Ue, più favorevoli alle istanze indipendentiste del Polisario, e mira fondamentalmente a mantenere lo status quo, con il relativo sfruttamento di risorse naturali e fosfati, senza una reale necessità di arrivare a una soluzione del conflitto.

«Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe sostenere maggiormente gli sforzi di Kohler – ha affermato  Mohammed Khedad, coordinatore della Rasd in sede Onu – visto che il Marocco cerca di ostacolare gli sforzi dell’emissario tedesco, grazie al sostegno della Francia». Ancora più perentorio il presidente della Rasd e segretario del Fronte Polisario, Ibrahim Ghali: «Siamo favorevoli a una soluzione pacifica del conflitto per arrivare alla nostra indipendenza, ma, se saremo costretti, utilizzeremo qualsiasi mezzo, anche la lotta armata, per combattere per l’autodeterminazione del popolo saharawi».

Secondo l’agenzia Afp, il segretario generale Antonio Guterres potrebbe concedere un’ulteriore proroga di un anno alla Minurso e a Kohler per la continuazione dei colloqui di pace, anche se bisognerà aspettare la fine di aprile. «Una proroga potrebbe essere inutile – affermava ieri il quotidiano algerino Tsa – senza il reale sostegno del Consiglio di Sicurezza» e con il possibile veto della Francia a qualsiasi soluzione contraria agli interessi di Rabat.

«Il mio ruolo in questo processo di pace non è quello di giudicare, il mio mandato consiste nell’arrivare ad una soluzione che garantisca l’autodeterminazione del popolo saharawi», ha ribadito ieri Kohler all’agenzia Aps.