Dopo il condono per Ischia, i fanghi di depurazione. Ci sono anche quelli nel decreto «Genova e altre emergenze», dove l’articolo 41 ha l’effetto di alzare i limiti dell’inquinamento tollerato per lo smaltimento dei fanghi nei terreni agricoli. Per il Pd è l’occasione per ripetere l’ostruzionismo già messo in atto martedì contro l’articolo 25, quello che allarga il condono edilizio per Ischia. La seduta della camera va avanti allora fino a notte, quando il governo per tagliare corto (e garantire ai i deputati la festività di oggi) accoglie in massa i 140 ordini del giorno presentati dalle opposizioni. Che tanto contano poco. Si più può così chiudere con un’approvazione scontata e appena un piccolo ritardo.

Del resto il decreto non rischia di decadere (i 60 giorni per la conversione scadono il 26 novembre). È già nel calendario dell’aula del senato il 13 novembre e in ogni caso sarebbe arrivato alle commissioni di palazzo Madama la prossima settimana. La battaglia del Pd e di Leu serve soprattutto a girare il coltello nelle piaghe della maggioranza. Specie dei 5 Stelle che malgrado abbia inventato il condono per Ischia sono più in imbarazzo della Lega che lo ha subito – il Carroccio ha già votato due condoni edilizi generali negli anni dei governi di centrodestra. I malumori grillini non sono mai venuti fuori chiaramente, ma i tabulati delle votazioni raccontano che quando è stato respinto l’emendamento soppressivo dell’articolo 25 (quello appunto del condono a Ischia) non hanno partecipato al voto ben 38 deputati M5S, che uniti ai tanti assenti giustificati portano le defezioni a circa un terzo del gruppo. Nello stesso voto non sono state poche le assenze tra i leghisti (13), più che compensate dall’appoggio di Forza Italia che però ha avuto l’effetto di aumentare l’imbarazzo grillino.

Il partito di Berlusconi, in cui pesa il ruolo del presidente della Liguria Toti, si guarda bene dal rallentare i lavori dell’aula. I suoi deputati, così come quelli di Fratelli d’Italia, intervengono raramente. Il che offre al ministro Toninelli l’opportunità per una nuova gaffe. Lui la coglie, e a un certo punto del pomeriggio twitta: «Con un ostruzionismo ipocrita Pd e Fi stanno bloccando i fondi per #Genova». Forza Italia si arrabbia, protesta, qualcuno spiega a Toninelli come stanno andando veramente le cose in aula. Non può saperlo perché la maggioranza ha deciso di tenerlo lontano dai lavori parlamentari, visto che quando è intervenuto ha provocato la sollevazione delle opposizioni, rallentando tutto. Toninelli giustifica l’assenza spiegando che stava lavorando «su altri tavoli» per ottenere 360 milioni nella legge di bilancio per il porto e la zona franca di Genova. Dopo due ore il ministro però corregge il tiro, cercando di non farsi notare. Nuovo tweet nel quale sparisce Forza Italia: «Il Pd insiste in solitaria con un ostruzionismo che sta bloccando risorse in più per #Genova».

In realtà il decreto si occupa di Genova solo per i primi 11 articoli (mentre ne dedica 20 a Ischia), ragione per cui in aula si è discusso degli interventi effettivamente legati al crollo del ponte Morandi solo per un paio di sedute, giovedì 25 e lunedì 29. Dopo di allora si è smesso di votare emendamenti su Genova e per questo il Pd ieri si è preoccupato di ripetere che senza il condono per Ischia e senza la norma sullo smaltimento dei fanghi – sulla quale per altro raccomandava prudenza la stessa maggioranza, attraverso il parere della commissione agricoltura – non avrebbe posto ostacoli all’approvazione del decreto. Anche sui tempi, infine, è giusto chiarire che il ritardo nella conversione è colpa soprattutto del governo. Annunciato un mese dopo il crollo del ponte (13 settembre), sventolato in piazza a Genova il giorno dopo dal presidente del Consiglio Conte, il decreto è stato effettivamente trasmesso al Quirinale due settimane più tardi. Ed è stato fermo venti giorni in commissione perché il governo faticava a trovare le coperture. Per lo stesso motivo anche i lavori d’aula sono stati interrotti più volte. Fino ad arrivare a ieri notte. Al primo sì. Dolcetto o scherzetto