Matteo Renzi ribadisce l’intenzione di riformare la Costituzione con Forza Italia (per gli amici, «Forza Libano»), partito fondato dal latitante condannato per concorso esterno con la Mafia Marcello Dell’Utri e che ha prodotto ministri del calibro di Claudio Scajola, arrestato dalla Dia con l’accusa di «far parte di un’associazione per delinquere segreta collegata alla Mafia» (“segreta”…via, ha ancora il 19 per cento dei voti!).

Nell’inchiesta sono coinvolti altri ex parlamentari di Forza Italia affiliati alla massoneria (li hanno beccati perché alla buvette non facevano che ordinare un cappuccio) e l’ex deputato forzista Matacena, latitante negli Emirati grazie al di cui sopra Scajola, che si prodigava per aiutare Matacena a raggiungere Dell’Utri in Libano.

Il pregiudicato Berlusconi finge di non conoscerli («All’ultimo giro non erano nemmeno candidati in Forza Italia!» già, facevano il concorso esterno) e continua a fare campagna elettorale spronando i suoi («C’è da convincere gli indecisi!» Beirut o Dubai?). Insiste ad attaccare il giudici («Se in Italia ci fosse un partito delle vittime dei giudici prenderebbe il 20 per cento!» sì, con i voti degli italiani all’estero) e a blaterare di uscire dall’Euro dopo aver voluto il pareggio di bilancio in Costituzione: «Uscire dall’Euro? Ragiono sulle conseguenze» (uhm, dovrei tornare a evadere in lire…).

Come si spiega l’ostinazione a voler riscrivere le legge – non solo quella elettorale – con il partito di quelli che l’hanno sistematicamente infranta? Quale riforma della Costituzione può partorire il partito che ha portato in parlamento gli estensori del Porcellum, della Legge 40, della Bossi-Fini, della Fini-Giovanardi, tutte bocciate dalla Consulta perché incostituzionali? Per tutelare la legalità, basta mettere Raffaele Cantone a sorvegliare sull’Expo dopo che i vecchi protagonisti di Tangentopoli sono stati arrestati dalla finanza perché sorpresi di nuovo a rubare? (Lo hanno fatto di nuovo, sì. È stato un ritorno di fiamma gialla).