L’anno scorso, Francesca Pilla ha spento le candeline sulla torta dei quarant’anni. Quest’anno che Francesca non c’è più (anche se si rivede nelle mosse e nelle fattezze della figlia Alessandra, d’estrema somiglianza) i suoi amici, capeggiati da Rosario D’Agostino, il suo compagno, e Ilaria Urbani, hanno deciso di festeggiare il suo compleanno, con una serata-ricordo nel luogo della redazione di Metrovie, il cortile dietro piazza Bellini, tra le mura greche e il conservatorio di musica.

L’occasione era scoprire una targa commemorativa alla presenza del sindaco Luigi De Magistris che ha avuto parole calorose e appassionate per la reporter «scrupolosa, attenta, libera, impegnata».

Passaparola e facebook hanno portato più di cento persone a gremire lo spazio esterno davanti allo stanzone, corredato con copie delle prime pagine del supplemento campano e dello stesso manifesto, stanzone abbastanza modificato negli anni (attualmente è il deposito/magazzino di un molto frequentato locale vegetariano) dove si sono fatte tante riunioni con collaboratori e simpatizzanti, amici di vecchia data e sindacalisti, fumatori incalliti e artisti di strada.

 

22LETTERE FOTO PATRIZIA cortellessa inricordo di francesca pilla 7

Così il professore universitario Geppino Aragno si è trovato fianco a fianco con Sandro Fucito, assessore cittadino e Claudio De Magistris, fratello del primo cittadino, organizzatore culturale con Attilio Wanderlingh, giornalista e poi editore che è stato un interlocutore importante, un «cugino» maggiore della redazione napoletana, pronto a suggerire temi, dibattiti, personaggi del centro storico e delle periferie.

E una grande quantità di amiche storiche, collaboratrici, conoscenti che apprezzavano i suoi scritti, sempre profondi e razionali (ne sono stati letti alcuni da un attore professionista, Bruno Tramice) e i tanti ragazzi e non, passati per quella redazione, come il musicista Massimo Mollo che le ha dedicato un brano alla chitarra.

Francesca Pilla è scomparsa il 22 maggio dopo una lunga malattia che ha combattuto aspramente serbando dolore e riservatezza. È stata lei, come hanno ricordato i compagni di quel periodo, a ideare e inventare Metrovie, l’edizione napoletana del manifesto, otto pagine che venivano allegate gratuitamente il venerdì solo in Campania, chiuse il mercoledì sera a Roma per favorire la successiva stampa e distribuzione. Il primo numero uscì nella primavera 2004 con il precetto «di raccontare Napoli da un altro punto di vista» e di dare spazio alle battaglie di studenti, operai, migranti e spossessati d’ogni genere.

Come ha ricordato il direttore del manifesto d’allora, Gabriele Polo, «avemmo un buon riscontro di vendite e soprattutto la ventata di novità, l’arrivo di persone giovani, preparate e curiose, in un momento in cui Napoli sembrava in una svolta importante».

Francesca non aveva abbandonato la sua passione per i Balcani, all’Orientale aveva studiato il serbo-croato e aiutava due ragazzine rom, Sarita e Susanna, che chiedevano l’elemosina in zona Policlinico e bazzicavano la redazione, offrendo loro generi di conforto, vestiti, denaro.

Anche il manifesto vuole fare un gesto concreto per ricordare Francesca Pilla, giornalista di rara bravura, che è arrivata a via Tomacelli con uno stage nella sezione economica fino poi all’assunzione.

Un premio giornalistico, con una borsa di studio o uno stage, nel suo nome per dare la possibilità a una persona giovane di avvicinarsi alla professione giornalistica.