Il commissario Errani a Norcia con Gentiloni, ma salta le Marche
La foto è di rito: il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il commissario alla ricostruzione Vasco Errani insieme, quasi sorridenti durante la loro visita a San Pellegrino di Norcia, […]
La foto è di rito: il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il commissario alla ricostruzione Vasco Errani insieme, quasi sorridenti durante la loro visita a San Pellegrino di Norcia, […]
La foto è di rito: il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il commissario alla ricostruzione Vasco Errani insieme, quasi sorridenti durante la loro visita a San Pellegrino di Norcia, dove sono state installate diciotto casette per gli sfollati del sisma. Ma se è vero che una smentita è soltanto una notizia data due volte, il gran lavoro dei portavoce e degli uffici stampa per mettere una pezza alla vicenda dell’audio clandestino di Errani e del suo sfogo verso la gestione della ricostruzione (si fa per dire, la frase esatta è «la ricostruzione non esiste») davanti ai sindaci delle Marche, è soltanto l’ennesimo atto della battaglia interna al Partito Democratico. Perché la scissione va in scena ovunque sui territori, anche sul fronte più caldo, quello del cratere del terremoto.
Così le frasi sono di circostanza o poco più. «È stato realizzato un lavoro straordinario in tempi molto rapidi. Questo ci induce da una parte all’ottimismo e dall’altra ad essere veloci dappertutto», ha detto Gentiloni. In realtà, poco dopo, lo stesso premier è riuscito ad affermare anche il contrario («Le lentezze certamente ci sono») per poi concludere il discorso in maniera attendista: «Dobbiamo lavorare, ma vi assicuro che lo stiamo facendo tutti ventre a terra». Errani, dal canto suo, a Sky Tg 24, ha provato in qualche modo a smentire se stesso: «Non abbiamo perso sei mesi. Questo terremoto, grazie al precedente e a questo governo, ha l’impianto più solido e più concreto nel rispondere ai problemi della ricostruzione». Parole ben diverse rispetto a quelle pronunciate in camera caritatis e poi rese pubbliche sul sito del settimanale Panorama. «Sono già uscite diverse ordinanze e alla fine della prossima settimana uscirà anche quella per i danni più gravi – ha proseguito il commissario -, non credo si possa affermare che la ricostruzione è ferma». Se lo dice lui.
Il problema, a questo punto, appare essere quasi esclusivamente marchigiano: «Se si guarda al Lazio, con Amatrice e Accumoli, parliamo di un territorio limitato. Se andiamo nelle Marche parliamo di un territorio enorme, con grandissime difficoltà infrastrutturali e di collegamenti già da prima».
Ieri pomeriggio, comunque, Errani era atteso a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, per un nuovo incontro con il governatore Ceriscioli, la sua vice Anna Casini e gli amministratori del territorio. La sua sedia sul palchetto dei relatori, però, è rimasta vuota, così come il commissario non si è presentato a Macerata dove pure era previsto un incontro con il presidente della Regione. La deputata del Movimento Cinque Stelle Patrizia Terzoni non pare aver dubbi sulla spiegazione da dare alla situazione: «Speriamo che le scaramucce correntizie del Pd non abbiano la priorità sulla vita di chi ha perso la casa». Il braccio di ferro tra Errani (che oggi a Ravenna annuncerà la sua uscita dal Pd) e il partito però sembra essere appena all’inizio e molto dipenderà dal rapporto che il nascente gruppo dell’ex minoranza dem avrà con il governo Gentiloni.
Intanto, dopo aver manifestato sotto agli uffici della Regione nella giornata di mercoledì, il collettivo Terre in Moto mette il carico sulla vicenda: «Ci chiediamo come sia possibile che a fronte di dichiarazioni così gravi come quelle di Errani si debba aspettare l’uscita dell’audio clandestino. I sindaci, che pure erano presenti a quell’incontro, perché non hanno lanciato un grido di allarme? Avrebbero dovuto dirci cosa era emerso dall’incontro con Errani. Tutta questa situazione è inaccettabile. Ed è inaccettabile soprattutto che si cerchi di derubricare le problematiche come questioni meramente tecniche quando la responsabilità è tutta politica».
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