Fare qualcosa per salvare il manifesto si deve. Non lo dico perché per tanti anni da liceale lo diffondevo, come si diceva allora, nel quartiere del mio liceo e davanti ai cancelli delle scuole. E neanche perché me lo sono portato dietro, nella tasca destra dei pantaloni per tanti anni, come si usava perché faceva molto fico.

Neanche perché, dopo, l’ho portato molto più prosaicamente in mano per tanti anni. Neanche perché era il giornale che leggevo per avere un senso delle cose, per ragionare con chi quel giornale lo scriveva e lo scrive, su quello che succedeva e succede. Non insomma per una questione affettiva.

Il manifesto va salvato perché rappresenta una voce essenziale nel dibattito politico di oggi, dove l’unica cosa importante è il volume della voce più che quello che si dice. Salviamo il manifesto.

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