Paola Pillisio è uno dei portavoce del comitato che a Porto Torres si batte contro la realizzazione, in una delle aree più inquinate d’Italia, di un impianto chimico, di proprietà Matrìca, alimentato da una centrale che dovrebbe bruciare biomasse (esattamente, piante essiccate di cardo). Insieme a un ampio cartello regionale di movimenti, anche il comitato di Porto Torres ha sostenuto la lotta di Arborea contro il Progetto Eleonora della Saras dei fratelli Moratti.

Per giustificare le trivellazioni alla ricerca di gas ad Arborea si continua ripetere la storia che se il prezzo dell’energia in Sardegna è più caro è perché l’isola non solo non è collegata alla rete internazionale di distribuzione del metano ma neanche produce metano in loco.

Non è vero: noi in Sardegna il gpl lo produciamo. E lo paghiamo, nonostante ripetuti interventi dell’authority, fino al doppio rispetto al resto d’Italia. Il fatto è che l’unica raffineria a produrlo è proprio la Saras dei Moratti. Con gli imbottigliatori e i distributori di gpl, l’azienda di Sarroch ha messo su un cartello che ha fatto crescere i prezzi in maniera abnorme, inaccettabile. E’ davvero sconcertante far finta di non sapere che il caro energia in Sardegna è legato alla presenza di un operatore, la Saras, che per i suoi 4000 gwh/anno (un terzo della produzione isolana) gode dell’incentivo Cip6 (con relativa tariffa doppia) perché li produce utilizzando i residui della raffinazione del petrolio, assimilati alle rinnovabili. Non entriamo poi nel merito degli oneri di servizio inseriti nelle nostre bollette energetiche per pagare l’essenzialità ad altri operatori solo perché esistono e non perché producono. Non si può perdere la ricchezza del turismo e dell’agricoltura per arricchire speculatori del kilowattora sovvenzionato con i nostri soldi.

Ora però in campo c’è un soggetto nuovo: i movimenti nati nei territori…

Certamente l’azione dei comitati ha fatto crescere la consapevolezza del valore dei luoghi in cui si vive. Lo stagno di S’Ena Arrubia prima non se lo filava proprio nessuno. La vittoria contro l’inceneritore di Ottana e contro altre speculazioni, in ultimo quella di Arborea, sono state un esempio di rafforzamento reciproco di istituzioni e comitati di lotta. Sempre più sindaci si schierano con le proprie popolazioni, ne interpretano i progetti e i sogni. C’è tutto da inventare e a volte da reinventare. Si tratta di un’affascinante ri-produzione di luoghi e di comunità, nel senso che i nostri luoghi erano diventati invisibili allo sguardo, alla nostra intelligenza e alla nostra capacità di fare. E ora invece un immenso laboratorio si apre. C’è una grande differenza tra il ritrovarsi liberi nei territori appena sottratti all’ingordigia degli speculatori e il sedersi, asserviti e disperati, a tavoli come quello di Matrìca a Porto Torres, dove partiti e sindacati parlano a nome di comunità che non rappresentano. Neanche si pongono il problema di che cosa sia successo ad Arborea e di che cosa, sempre di più, stia accadendo dappertutto in Sardegna. Ce la possiamo fare anche senza la chimica. Abbiamo rinnovabili e idroelettrico a volontà.

La giunta regionale e il presidente Francesco Pigliaru che cosa dovrebbero fare?

Dovrebbero sospendere immediatamente tutte le autorizzazioni date per nuovi impianti e non concederne altre prima che sia stato elaborato un Piano energetico regionale che tenga conto dei reali interessi della Sardegna.