Nel giorno degli ascolti in anteprima dei brani sanremesi, un’altra bordata sul festival arriva dall’attore Saverio Raimondo che ha pubblicato sul suo profilo Fb un post in cui ammette d’essere stato contattato dalla Rai ma che negli ultimi giorni, a partire dalla conferenza stampa con le dichiarazioni di Baglioni sui migranti e la lettera del direttore di Rai 1 De Santis, l’accordo sarebbe sfumato. «Posso dire – scrive il comico di Comedy Central News – che in effetti esiste da settimane una camera a Sanremo prenotata dalla Rai a mio nome (…). Ma quella camera nelle prossime ore verrà assegnata a qualcun altro, perché la mia presenza a Sanremo è stata messa in discussione fino alla cancellazione delle ultime ore». Perché? Probabilmente per quello che Raimondo avrebbe fatto a Sanremo: «Avrei indossato un gilet giallo – scrive Raimondo –. Avrei fatto un collegamento dal porto di Sanremo». La satira preoccupa sempre…

Achille Lauro, foto di Daniele Cambria

NEL FRATTEMPO il direttore artistico ha introdotto gli ascolti delle canzoni in gara alla stampa: «Abbiamo cercato, nel panorama ampio e vivace della musica italiana, un senso di bellezza, originalità, di vitalità. Sono emersi brani che raccontano le criticità generazionali, la confusione, gli interrogativi sull’orizzonte e l’imbarazzo nel non sapere dove voltarsi. Vincono i dubbi, non le certezze». Ed è proprio nelle «mancanze» che le canzoni sembrano trovare un fil rouge tematico. A partire dalla difficoltà di trovare parole nuove (come decenni fa cantava Modugno): da Nek (Mi farò trovare pronto) che le cerca invano nei libri, nei film e nella canzone, al grande favorito Ultimo che, come in una preghiera, grida in I tuoi particolari: «Se solamente Dio inventasse delle nuove parole» passando per la nuova proposta (promossa a big) Einar: «Riscriverò l’amore con parole nuove».

SEMBRANO essere quelle myricae pascoliane, quei piccoli piaceri privati e quotidiani, dalle serie tv che fanno stare bene Arisa (Mi sento bene) a «Niente è più grande delle piccole cose» come canta/recita Cristicchi nella sua Abbi cura di te fino alla declinazione allucinata di un giovane schiavo dei social del bel brano di Daniele Silvestri Argento Vivo feat. Rancore.

DA UN PUNTO di vista musicale, grande protagonista, già «chiaccherato», è l’oramai onnipresente autotune, nel brano rock di Achille Lauro Rolls Royce che già si candida a successore di quel Vasco sanremese di Vita spericolata e Soldi di Mahmood, che però ha già precisato che non userà il famigerato effetto sul palco dell’Ariston. Ultimo, ma sempre presente, l’Amore: quello «non più giovane» degli Ex-Otago (Solo una canzone), e quello di un figlio nella pancia della mamma in La ragazza dal cuore di latta di Irama che già scatenerà le immancabili polemiche. Ma l’orizzonte evocato da Baglioni, non può non declinarsi anche sulla questione immigrazione, protagonista dello scontro tra il direttore artistico e i vertici Rai, e già colpisce al primo ascolto, per potenza lirica e musicale, il brano di Motta che si domanda «Dov’è l’Italia? Mi sono perso» insieme al bel ritorno dei Negrita che evocano «Barche senza un porto» mentre gli Zen Circus dipingono: «Acque alte, porte aperte e porti chiusi».