Parte tra i chioschi di piadine e le bandiere di Riccione la cronometro di oggi verso San Marino. Parte a una manciata di chilometri da dove sarebbe potuta finire, e più volte, la carriera dell’ultimo gigante, Marco Pantani da Cesenatico. “Se quest’anno non va, confidò a Cassani ad inizio Giro del ’94, me ne torno a vendere la piada”. Da junior li metteva tutti in fila il piccolo Marco, e adesso, da pro, i brocchi erano diventati tutti purosangue, e figuriamoci se lui ci stava a diventare il brocco. E invece andò, sbocciò sul Mortirolo la leggenda del Pirata. Che rischiò di tramontare ancora, un anno e spiccioli più tardi, per una jeep contromano che lo centra nel pieno di una corsa, la Milano-Torino. E poi ancora nel ’97, con un gatto nero che prende di mira la sua ruota posteriore sulla costiera amalfitana, all’inizio di un Giro che tutti davano per suo. Sul Mortirolo spiccò da solo il volo, le altre due volte c’era accanto a lui Luciano Pezzi, “Stano” quando a fianco del comandante Bulow liberava la Romagna dai tedeschi alla testa della XXVIII Brigata Garibaldi. Pezzi fu poi nel dopoguerra buon gregario; i trionfi li raccolse dall’ammiraglia Salvarani con Gimondi e poi col figlio suo prediletto, Marco Pantani da Cesenatico. Anche se, sull’impresa più grande del Pirata, la doppietta del ’98, poté vegliare solo fino a metà strada. Ci lasciò, Pezzi, all’inizio dell’estate, prima del Tour e dopo il Giro. È febbrile, asciutto, intransigente come sempre Pantani nelle dichiarazioni, dopo il carnevale dell’Alpe d’Huez che gli consegna la maglia gialla. Ma quando dice che quella vittoria è sua, sua di Luciano, lo sguardo si rialza e la voce per un attimo si incrina.

Quassù a San Marino si arriva spesso a cronometro, l’ultima volta Saronni e Moser ne approfittarono per ribadire il concetto di quanto poco bene l’un l’altro si volessero. La tappa di oggi sarebbe divisa in due, in piano fino ai piedi del Titano e poi all’insù fino all’arrivo. Chi non se ne accorge è Roglic, che spiana la parte in salita e vince, anzi trionfa, mettendosi alle spalle lo specialista Campenaerts (suo il record dell’ora fatto segnare appena il mese scorso). Tra i big se la cava Nibali, quarto a un minutino di distacco. Naufragano invece Yates e Lopez. Conti salva in qualche modo la rosa che lo sloveno gli aveva dato in affitto, e se la potrà godere ancora qualche giorno, nelle tappe di quiete che precedono le Alpi. Di qui in avanti o i battuti di giornata si coalizzano o, se prevalgono le tattiche e le rincorse ai piazzamenti, ribaltare la corsa sarà dura.