«Le donne odiavano il jazz e non si capisce il motivo». Così canta Paolo Conte nella magnifica canzone Sotto le stelle del jazz riportando una opinione diffusa secondo la quale la musica afroamericana sia cosa da maschi. Ma qualcosa non torna. Il giudizio sembra basarsi più che su un dato reale sulla necessità da parte di molti uomini di riservarsi un luogo esclusivo, al riparo dalla pericolosa presenza femminile. Un mondo fatto di volute di fumo, duelli all’ultima nota, amicizie virili. Che la storia non sia così lo raccontano le numerose musiciste, jazz fan, giornaliste e artiste senza le quali semplicemente quella storia sarebbe stata un altra cosa. Come la baronessa Pannonica De Koenigswater, amica e mecenate di Theloniuos Monk, oppure la giornalista e fotografa Valerie Wilmer o le registe Shirley Clarke e Barbara McCullough per non parlare ovviamente delle musiciste.

A conferma di quanto invece il jazz sia stato apprezzato e amato anche dalle donne, e non solo come musica da ballo, arrivano alcuni fumetti rivolti in particolare al pubblico femminile.

Negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale si assiste negli Stati Uniti all’esplosione della diffusione dei fumetti. Milioni di albi vengono acquistati e letti da giovani di tutte le classi sociali e provenienze. L’industria del comics si struttura specializzandosi per coprire tutte le fasce dei potenziali lettori. Nascono così una serie di pubblicazioni rivolte alle ragazze. Sono i fumetti rosa: Romance Comics. Narrano avventure a sfondo romantico di ambientazione contemporanea e sono per questo un ottimo materiale per ricavarne informazioni su abitudini, opinioni, paure e speranze del tempo. Joe Simon e Jack Kirby sono comunemente considerati i primi autori del genere con la rivista Young Romance a partire dal 1947 e su questa firmano la storia Just No Good (1950) che ha per ambientazione proprio il mondo del jazz. Ma molte altre sono le storie che ne trattano e questo conferma come il jazz fosse parte dell’immaginario e della realtà delle giovani lettrici di queste riviste.

STRISCE GIORNALIERE

A lungo ignorati in quanto letteratura di genere non degna di considerazione, i fumetti rosa appartengono invece pienamente a quei prodotti culturali della cultura di massa che come giallo, horror, fantascienza, erotismo e sono perfettamente in grado di veicolare contenuti significativi creando immaginario, stimolando consapevolezza, rivelando irrequietezze e pulsioni profonde. Certamente propongono spesso modelli della cultura dominante patriarcale e rigide convenzioni sociali ma altrettanto spesso li sovvertono operando abilmente tra le pieghe del canone. Nei fumetti rosa non sono rari i casi nei quali istanze di liberazione delle donne affiorano prendendo le forme di sorprendenti atti di insubordinazione.

Un altro fenomeno rilevante nella storia dei fumetti è la pubblicazione delle soap-opera comics, ovverosia strisce giornaliere apparse sui quotidiani americani e inglesi. Le eroine di queste storie sono ragazze belle ed eleganti impegnate a raggiungere il successo della professione nel mondo dello spettacolo, del giornalismo o della moda. Le loro avventure romantico-sentimentali hanno un enorme consenso di pubblico e in un paio delle più celebri serie le protagoniste si trovano ad affrontare il corteggiamento di musicisti di jazz. Aderendo all’inossidabile mito dell’artista tutto genio e sregolatezza il jazzista raffigurato è un uomo fragile e sensibile, capace di sublimi slanci creativi e repentine depressioni che sfoga nel bere. Una figura maschile su cui esercitare l’istinto protettivo piuttosto che quello erotico.

Così la modella inglese Carol in Carol Day Paris Episode (1957) si prende cura del chitarrista Mark Lovell riuscendo a strapparlo dall’influenza delle cattive compagnie e avviarlo sulla strada di una carriera di jazzista negli Stati Uniti. Allo stesso modo l’aspirante attrice americana Mary Perkins (1958) finge di acconsentire in un primo momento persino alla proposta di matrimonio del pianista Cameron Fraser nonostante non ne sia innamorata pur di salvare il musicista incapace di accettare il suo rifiuto. La generosità di Mary consentirà all’uomo di imparare il rispetto di sé stesso e raddrizzare la propria vita. In questo fumetto c’è anche la figura della cantante di blues Flora Deeds che Cameron accompagna al pianoforte in un night club. Il personaggio è tratteggiato come forte e intelligente; pronta a stendere con un cazzotto un cliente troppo esuberante come di comprendere i sentimenti e le qualità delle persone che le stanno accanto aiutandoli e consigliandoli. Una Madre Blues.

IN ITALIA

In Italia il fumetto rosa iniziò nell’immediato dopoguerra su Sogno e soprattutto Grand Hotel. Erano corposi romanzi realizzati a mezzatinta da grandi disegnatori come Walter Molino (che si firmava con lo pseudonimo di J.W. Symes) e Giulio Bertoletti pubblicati a puntate e a volte raccolti in volume. Quello che colpisce in quelle storie è l’estrema passionalità e sensualità. Quasi che, a Liberazione avvenuta dalle cupezze e dal bigottismo fascista e dagli orrori del conflitto, per la società italiana la libertà politica avesse scatenato una voglia di vivere a lungo repressa. Le donne protagoniste di quelle avventure seguono prima di tutto il proprio desiderio, in mezzo a difficoltà di tutti i tipi, e combattono con coraggio per affermarlo.

Purtroppo non ebbero modo di svilupparsi perché furono in breve soppiantati da una creazione tutta italiana: il fotoromanzo. I fumetti a mezzatinta per i loro personaggi spesso utilizzavano le fattezze dei divi del cinema, in particolare hollywoodiano, che aveva una popolarità sconfinata. Di lì a immaginare di proporre attori dal vero il passo fu breve. Questi racconti fotografici, che del fumetto prendevano la griglia grafica e l’uso di didascalie e baloon, contribuirono a lanciare attori e attrici ( una su tutte Sophia Loren) ed ebbero un successo enorme tra il pubblico femminile fino all’arrivo delle telenovelas alla fine degli anni Ottanta che ne sancirono l’eclisse.

Se spostiamo lo sguardo in Gran Bretagna troviamo una interessante storia apparsa su School Friend Annual 1960. La studentessa Jenny ama il jazz e le piace suonare la tromba. Però l’arcigna direttrice della scuola le vieta di farlo e le sequestra lo strumento. Una compagna invidiosa la mette in cattiva luce facendo credere che Jenny abbia disobbedito al divieto. Jenny sogna di poter suonare nella band del fratello Jake e quando il suo trombettista si ammala finalmente lei ha l’opportunità di farlo, sostituendolo. Con uno stratagemma si riprende la tromba e approfitta del pomeriggio libero per andare al concerto. Prima dell’esibizione la direttrice è costretta a ricredersi di fronte all’intervento di un ispettore che svela l’inganno e la band può suonare e ottenere una scrittura a Londra anche grazie alla bravura della ragazza.

Pur facendo attenzione a non istigare la disubbidienza da parte degli studenti il fumetto mostra una giovane donna che non si fa intimidire e mette in atto l’astuzia e l’intraprendenza per seguire il proprio desiderio. Non propriamente un esempio di femminilità dimessa pur nel generale clima moderato tipicamente british.

IN SPAGNA

Non solo un’altra jazzista ma una intera band femminile è protagonista di Una orquesta femenina, storia di due pagine pubblicata nel 1960 sulla rivista femminile Florita. Anche nella Spagna di quegli anni, isolata politicamente a causa della dittatura franchista, arrivano i venti dell’emancipazione femminile che soffiano forte nelle tendenze della moda e della musica. Impossibile rimanerne indifferenti. Perciò la giovane e intraprendente Florita non si perde di animo quando l’amico le esalta i successi delle donne americane confrontandoli con l’arretratezza di quelle spagnole. La ragazza decide, sfidando la famiglia, di formare una band con le amiche. Le prove vanno bene tanto da «sembrare e un jam session con improvvisazioni e tutto» e suscitare l’ammirazione dei maschi dubbiosi. Nell’ultima vignetta la protagonista si rivolge direttamente alle lettrici strizzando l’occhio: «È vero, con la volontà si può fare tutto. Possiamo dimostrarlo a loro. Qualche volta possiamo vincere noi».

La storia sembra echeggiare la pellicola messicana La locura del rock‘n’roll (1956) dove una band femminile compete con una maschile in concorsi e balli universitari. Siamo in un momento di cambiamenti molto forti nei quali il ruolo della musica avrà una parte decisiva. Non sarà, come sappiamo, senza conseguenze sociali e culturali l’affermazione dell’egemonia globale delle musiche di derivazione afroamericana.

Un altra presenza del jazz la troviamo in Me gusta el «jazz»(1959), della serie Guendalina, un’altra tra le diverse pubblicazioni che hanno avuto grande popolarità tra le ragazze spagnole. Si tratta di albi orizzontali di dodici pagine che contengono una storia a fumetti e i testi di una canzone alla moda. In questa storia l’orfana Nora è in viaggio con il fidanzato Harry per Filadelfia. In treno incontrano una band di jazz il cui leader Jimmy Kinston si innamora a prima vista di lei. Scoperto che Harry non la vuole sposare accetterà la dichiarazione d’amore del jazzman, fattale in diretta televisiva. Vista la brevità delle pagine l’intreccio è scarno e, bisogna ammetterlo, assai blando. È da rilevare come le rigide convenzioni sociali siano qui presenti in modo netto. Il modello proposto è quello del matrimonio come unico orizzonte possibile per i sentimenti tanto che nella sua dichiarazione d’amore il jazzista Harry dice esplicitamente di volerla sposare ed è forse inutile a questo punto rivelare l’assoluta mancanza di qualsiasi contatto fisico tra i due.

NORA E FLORITA

Queste due storie rivelano due tendenze opposte nella raffigurazione femminile: tanto Florita è attiva quanto Nora è passiva. Con il passare del tempo però questo secondo tipo di donna sarà per sempre superato. Come sarà superato l’ostracismo nei confronti della letteratura rosa che a sua volta saprà liberarsi di stereotipi e rigidità e si aprirà sempre più a convergenze stilistiche, profondità psicologiche, tematiche sociali e politiche. Ma questa nuova stagione per il fumetto rosa fiorirà non in Europa e negli Stati Uniti, dove il genere declinerà fino a scomparire o confluire nel contenitore graphic novel, ma in Estremo Oriente.

Il Giappone è il paese dove per ampiezza e profondità di diffusione il fumetto ha oggi un ruolo paragonabile a quello che fu la Golden Age dei comics per gli Usa.

I Manga Shojo e Josei sono quel tipo di fumetti rivolti esplicitamente al pubblico femminile. È interessante rilevare che una nuova generazione di mangaka donne si stia imponendo in particolare in questo tipo di storie. Queste produzioni propongono un punto di vista femminile e sono in grado di affermare temi e sensibilità con molta più naturalezza che in passato. Anche in questi fumetti troviamo importanti esempi di utilizzo del jazz.

Le situazioni di Lui & Lei di Masami Tsuda (2002-2006) offrono un racconto con le classiche tematiche dell’amore e dell’amicizia da parte degli adolescenti. Nella parte finale della saga Soichiro Arima conosce il padre Reiji, pianista di jazz, che lo aveva abbandonato da piccolo alle cure del fratello. In una soffitta lui e la fidanzata Yukino rinvengono un vecchio disco che riporta a galla il ricordo del padre. Prototipo del musicista geniale e per questo all’inizio incompreso, il pianista faceva una musica che «ti strappa il cuore in mille pezzi» e «lancia una maledizione su questo mondo», per poi approdare ad «un sound in grado di stregare chiunque». Reiji torna in Giappone ed è l’occasione per incontrare il figlio, aprire e richiudere vecchie ferite. Il ragazzo che dapprima è impaurito alla fine riesce a mettersi in relazione con lui e apprende la catena delle tragedie che lo hanno segnato per sempre: figlio illegittimo poi preso in casa dal padre e infine scampato alla morte che la matrigna voleva dargli affogandolo con sé. Il protagonista comprende così il dolore del padre e il proprio e rispecchiandosi nei reciproci traumi da abbandono matura e supera i propri incubi interiori. Il jazz qui rappresenta il terreno ideale per esprimere la personalità oscura e tormentata del padre. Nel jazz secondo questo fumetto possono affiorare i sentimenti più intimi e in definitiva esso può funzionare come terapia per le persone altrimenti incapaci di avere relazioni «normali». L’ottica sembra accarezzare lo stereotipo dell’artista maledetto ma in realtà la vicenda rivela una maggiore sfaccettatura e complessità. Il pianista infatti è sì destinato ad una vita solitaria ma riesce comunque a sciogliere il grumo di dolore e ad accettare l’aiuto del figlio.

CIRCOLO VIRTUOSO

Se il jazz in Le situazioni di Lui & Lei ha una funzione certo di rilievo ma complementare alla trama, in Jammin’ Apollon (2013) di Yuki Kodama è il contenitore stesso della vicenda. In questo fumetto la musica è il «luogo» che unisce le storie dei personaggi ed elemento senza il quale non sarebbe nemmeno concepibile. Sfruttando abilmente il circolo virtuoso rappresentato dalla pubblicazione cartacea e la successiva produzione di film d’animazione per la televisione e il cinema Jammin’ Apollon ha reso accessibile ad un vasto pubblico giovanile il jazz che si può ascoltare nella colonna sonora come peraltro in altre celebri anime tratte da manga come Cowboy Bebop e Mobile Suit Gundam Thunderbolt.

La storia si svolge nel 1966 e racconta l’amicizia e l’amore di alcuni studenti dalle scuole superiori fino al loro arrivo all’università. Il batterista Sentaro e il pianista Kaoru diventano amici grazie al jazz che suonano nel seminterrato di un negozio di dischi insieme al proprietario, padre della loro compagna di scuola Ritsuko. Il trio è a volte completato dal trombettista Junichi, più grande di loro e già all’università. Il jazz è, per la sua natura relazionale, in grado di cementare sia l’amicizia che l’amore. Permette di conoscere e conoscersi, comunicare, mettersi alla prova, costruire insieme qualcosa di profondo, bello e duraturo. Le qualità cooperative del jazz sono esaltate marcando una netta differenza con quelle visioni che invece ne enfatizzano la dimensione competitiva fornendo anche utili informazioni di base per avvicinarsi alla musica afroamericana.

Il fumetto riesce ad avvincere, commuovere e divertire non tralasciando di toccare temi della storia giapponese come il lascito doloroso dell’occupazione americana. Un fumetto romantico maturo che dimostra come si possa raccontare storie d’amore senza essere banali e superficiali. In definitiva queste storie scritte da donne, che potrebbero sembrare adatte al solo pubblico femminile, propongono un modello di narrazione adatto a tutti superando barriere di genere e di orientamento sessuale.