Enayatullah Barack è un colonnello dell’esercito afghano. Il 4 settembre è approdato nel Regno Unito, come membro della delegazione della Repubblica islamica d’Afghanistan al vertice della Nato in corso il 4-5 settembre in Galles. Arrivato all’aeroporto londinese di Heathrow – racconta The Times – anziché puntare verso Cardiff, ha chiesto asilo politico.

Avrebbe dovuto issare la bandiera del suo paese. Lascia l’Afghanistan per sempre. Quello del colonnello Barack è un gesto personale. Racconta le scelte di un individuo. Il desiderio o la necessità di voltare pagina. Cambiare vita. Ma ha un significato politico, che manda per aria la grande narrazione della Nato.

Più che a discutere, i vertici servono a mostrare i muscoli. Ad affermare che la Nato c’è, è forte, non teme nessuno. E rilancia: più soldi, più mezzi, uomini più determinati e meglio equipaggiati, più territori da proteggere o conquistare. Più nemici da schiacciare. L’Ucraina, il califfo barbuto tagliagole, Putin. Pedine di un risiko mondiale dove realismo fa rima con militarismo e dove la diplomazia si fa con le minacce, con gli scudi missilistici, con gli armamenti. E con la propaganda.

Che deve intimorire «loro» e rassicurare «noi». Temano gli altri, noi possiamo dormire sonni tranquilli: c’è chi ci protegge. Chi ribadisce che siamo nel giusto. Chi garantisce che nonostante le minacce – enormi, incombenti, reali – il futuro ci sorriderà. Il passato può essere archiviato, «mission accomplished». Il 4 settembre in Galles la Nato avrebbe voluto archiviare con un «mission accomplished» il faldone Afghanistan. Dopo 13 anni di guerra, almeno 3.000 morti civili ogni anno, fino a 150.000 soldati stranieri sul terreno, miliardi di dollari finiti in corruzione, si chiude il sipario. Entro la fine di quest’anno tutti a casa, fine della missione Isaf.

Ci lasciamo alle spalle «un paese stabile, Talebani sconfitti, un governo che funziona», dice Rasmussen. Ma il nuovo presidente afghano ancora non c’è. I Talebani il giorno del vertice fanno 20 morti e decine di feriti in un attacco a Ghazni. Il colonnello Enayatullah Barack chiede asilo. E strappa il sipario sul grande palcoscenico allestito dalla Nato.