Lo scrittore Maurizio Braucci, classe 1966, è nato nel rione popolare di Montesanto. È stato uno dei fondatori del centro sociale Damm, dove ha lavorato con adulti e bambini del quartiere. Autore di testi per il cinema, è coautore della sceneggiatura del film Gomorra, tratto dal libro di Roberto Saviano. Sarà uno dei membri del Comitato per la legalità, che l’amministrazione comunale di Napoli sta istituendo.

Saviano attacca il sindaco de Magistris, il sindaco replica. È successo dal primo anno di amministrazione ed è proseguito così. È utile questo clima di guerra?

C’è molta confusione nella discussione, forse si è anche trasformato in uno scontro personale tra i due, ma questo è molto secondario rispetto alla vita delle persone. Ben venga comunque questa polemica se serve ad aprire finalmente un dibattito vero, a discutere delle condizioni in cui si vive a Napoli.

Chi ha ragione?

Ci sono questioni che riguardano la città e l’intero Mezzogiorno che non sono mai state seriamente affrontate e che certo non sono tutte di responsabilità dell’attuale amministrazione. È vero, come dice Saviano, che c’è tanto da fare: la miseria, la disoccupazione giovanile, la carenza di istruzione sarebbero insostenibili se, cinicamente, non venissero date per scontate. C’è una parte di napoletani che sta bene, vive in quartieri dove i diritti valgono e sta persino meglio rispetto al passato, anzi per loro le piccole sregolatezze tipiche di Napoli servono a stare più comodi. Il problema è che questa parte spesso non si preoccupa per niente dell’altra parte di concittadini che invece ne è esclusa.

Chi sono gli esclusi?

Quelli che vivono in zone dove si sta male, che non sono raggiunti da alcun beneficio. Il sindaco farebbe bene a portare la discussione sui tavoli delle altre istituzioni, la regione e soprattutto il governo, proprio usando lo stimolo dato da Saviano.

Il comitato per la legalità che contributo darà?

Ho accettato di far parte del comitato a una condizione: eliminare il termine legalità che è una grande ipocrisia, perché a volte a essere illegittima è la stessa Legge. Per chi non ha accesso all’istruzione e al lavoro ci vogliono giustizia e diritti, questa sarebbe legalità. Chiederò di stimolare i temi dell’educazione alla nonviolenza e della formazione: i giovani napoletani devono sapere che la prepotenza, tipica del modello camorristico, è spesso una forma di debolezza mentre c’è molta forza nel saper stare insieme pacificamente. Soprattutto bisogna capire che i ragazzi dei quartieri popolari non sono solo disoccupati ma inoccupabili nell’attuale mercato del lavoro. È questo il problema da aggredire, servono serie politiche di formazione.

Le misure messe in campo finora, a cominciare dal governo, sono state inutili?

Quando succede un fatto di sangue di solito interviene solo il ministro dell’Interno, mai quello dell’Istruzione o del Welfare, perché ci vogliono convincere che non è principalmente un problema di mancanza di diritti che ti getta nella spirale della povertà e della delinquenza ma si tratta solo di cattivi che aggrediscono i buoni. Una grande ipocrisia dove i buoni sembrano dire: lasciateci vivere i nostri privilegi in santa pace. E allora ecco che il conflitto sociale aumenta e qualcuno purtroppo muore, fisicamente o moralmente.