Il clima mutevole di Generali assicurazioni
Ambiente nero Greenpeace accusa il leone di Trieste: «Investe sul carbone ma non assicura le vittime dell’inquinamento»
Ambiente nero Greenpeace accusa il leone di Trieste: «Investe sul carbone ma non assicura le vittime dell’inquinamento»
La polizza contro le alluvioni servirebbe ma viene rifiutata. È pubblicizzata su internet ma non può essere comprata da tutti. E così Assicurazioni Generali, la più grande compagnia assicurativa italiana, chiude la porta in faccia ai cittadini che vivono in alcune zone a rischio alluvione. «Niente polizze contro alluvioni e inondazioni nelle zone rosse di Genova», raccontano diversi agenti del colosso assicurativo. E mentre volta le spalle a quanti vivono nel timore dei danni provocati dalla prossima bomba d’acqua, il Leone di Trieste continua ad assicurare e finanziare alcuni degli impianti a carbone più inquinanti d’Europa, principali responsabili dei cambiamenti climatici.
È questo il paradosso che, secondo l’ultima inchiesta di Greenpeace Italia, sta portando avanti Generali, «assicurare e finanziare alcuni tra i principali responsabili del cambiamento climatico e ignorare le vittime del clima, chi per un’alluvione rischia di perdere la casa e quanti stanno provando a rialzarsi dalle macerie provocate da catastrofi naturali», precisa Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «È sbagliato pensare che i disastri climatici non ci riguardino. Siccità, alluvioni, ondate di gelo e altre catastrofi dovute al clima impazzito sono tutte collegate», continua Iacoboni. «Generali assicura il carbone più inquinante d’Europa, in Polonia, e gli effetti si sentono anche in Italia. Inquinamento e cambiamenti climatici non hanno frontiere».
UNA REALTÀ NERA come il carbone che è stata rivelata grazie a un’indagine su campo, anche con telecamera nascosta, portata avanti dall’associazione ambientalista. Caso di studio della video inchiesta di Greenpeace è stato il capoluogo ligure, da anni al centro della cronaca per le sempre più frequenti e devastanti alluvioni che hanno tramutato le sue strade in torrenti assassini nel 2011 e poi ancora nel 2014. Andando oltre le cifre, a causa degli effetti della pioggia torrenziale, in quattro anni Genova ha dovuto seppellire ben sette vittime, per una conta dei danni che solo nel 2014 ammonta a più di 250 milioni di euro. «Queste piogge sempre più intense sono tra gli effetti del cambiamento climatico», racconta Paola Salvati dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). «C’è stato un cambiamento nel regime delle precipitazioni: sono diminuite le piogge prolungate, mentre stanno aumentando sempre di più quelle limitate nel tempo ma molto intense».
E proprio in questo fragile scenario si inserisce l’indagine di Greenpeace: in quei territori dove gli italiani rischiano di perdere tutto a causa dell’impatto dei cambi del clima, la più grande compagnia assicurativa d’Italia darà la possibilità ai cittadini di assicurare le loro case? Per rispondere a questa domanda, Greenpeace ha passato in rassegna più di un terzo delle agenzie Generali di Genova per capire se il Leone di Trieste – mentre assicura e finanzia il carbone – permette di assicurare immobili privati contro alluvioni, flash floods e bombe d’acqua.
NETTI I RISULTATI dell’indagine: solo una agenzia genovese di Generali, tra quelle contattate da Greenpeace, si è detta disponibile a vendere una polizza contro le alluvioni per un appartamento situato in una zona fortemente a rischio. Nel 90% dei casi, invece, non si è potuto iniziare l’iter per stipulare un contratto assicurativo contro i fenomeni con cui il clima mette in scacco Genova, nel 36% delle agenzie perché il colosso di Trieste ha risposto un secco «no» alla richiesta di assicurare immobili in zone a rischio, mentre in più di quattro agenzie su dieci gli addetti alla vendita, pur dicendo che avrebbero fatto sapere via email se la polizza fosse possibile, non hanno più fatto seguito a nessuna indicazione, impedendo nella pratica di potere attivare il contratto.
Percentuali a parte, è chiaro il quadro disegnato da Generali: «Le abitazioni in aree già colpite da evento alluvionale non possono essere assicurate», racconta un agente nel video con telecamera nascosta che documenta le ricerche di Greenpeace nel capoluogo ligure. Come a dire che a Genova la polizza contro l’alluvione non si può stipulare nelle zone dove un’alluvione potrebbe effettivamente verificarsi. È la stessa direzione centrale, tramite il veto dell’ispettore provinciale, a ordinare alle agenzie del capoluogo ligure di non fornire polizze ad abitazioni in zone precedentemente colpite da alluvione.
ASSICURAZIONI Generali, contattata in merito al contenuto dell’inchiesta, precisa che «non vi sono preclusioni legate all’area geografica in questione e la rete agenziale di Generali Italia può assumere, in provincia di Genova come in tutta Italia, in autonomia i rischi relativi alla copertura inondazione/alluvione sulla base di diverse variabili tra cui la conoscenza dei clienti». «Generali – prosegue la replica del colosso assicurativo – in diverse occasioni si è dimostrata vicina alle popolazioni colpite da catastrofi naturali, sospendendo i pagamenti dei premi delle polizze, scontando del 50 per cento le garanzie terremoto e recentemente promuovendo l’iniziativa Protezione Solidale, che prevede l’attivazione di un fondo destinato a finanziare iniziative dedicate alle popolazioni delle zone interessate dall’ultimo sisma che ha colpito il centro Italia».
Lo scorso febbraio Dirty business, report della rete Unfriend Coal – di cui fanno parte anche Greenpeace e Re:Common – aveva mostrato come Assicurazioni Generali svolga un ruolo di primissimo piano fornendo copertura assicurativa ad alcuni degli impianti a carbone più inquinanti del vecchio continente, principalmente in Polonia e in est Europa. Come si legge sul report, si tratta di centrali e miniere di lignite che sono tra i più grandi emettitori di CO2 in Europa e dunque tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici. Perché il settore del carbone in Polonia è in forte espansione, e con esso gli impatti ambientali e sanitari. «Già oggi il carbone polacco causa oltre 5mila morti premature stimate ogni anno – si precisa sul rapporto – e l’Italia, con oltre 400 vittime stimate l’anno, è il Paese più colpito dopo la stessa Polonia e la Germania».
È STATO PROPRIO Dirty business, insieme a diverse opposizioni locali – soprattutto in Polonia e Repubblica Ceca – e alle scelte green di alcune grandi compagnie assicurative europee, a spingere il Leone di Trieste ad approvare, il 21 febbraio scorso, una strategia sul cambiamento climatico: 2 miliardi di euro disinvestiti dal settore del carbone. Ma quella che sembra un’ottima notizia, non lo è per quanti sanno leggere tra le righe. Generali, infatti, come è scritto nella sua strategia climatica, continuerà ad assicurare impianti e miniere a carbone: nulla cambierà da un punto di vista di polizze assicurative. Rispetto al disinvestimento di 2 miliardi dal carbone, inoltre, una “clausola di eccezione” permetterà al colosso di continuare i propri investimenti in Polonia ed est Europa. In pratica, rimane escluso da questa strategia il carbone più inquinante del vecchio continente.
Quello fatto da Generali a fine febbraio, quindi, sembra un passo troppo piccolo. Tanto più che con questa nuova inchiesta, Greenpeace chiarisce la prassi che le agenzie della compagnia numero uno in Italia stanno adottando nei confronti dei cittadini che vivono nelle zone più a rischio proprio a causa degli impatti dei cambiamenti climatici che le stesse politiche di Generali stanno alimentando.
L’Italia è il sesto Paese al mondo per danni subiti da catastrofi naturali. Tuttavia l’ombrello assicurativo protegge appena il 2 per cento delle case private. «Le polizze contro gli eventi catastrofali in Italia sono molto poco sviluppate. Anzi, possiamo dire quasi per nulla», racconta Fabrizio Morana, broker assicurativo e direttore del Centro Studi AssicuraEconomia. Perché una garanzia contro le catastrofi naturali servirebbe, eppure le compagnie assicurative sembrano non volersene assumersi i rischi. Lo puntualizza anche Antonio Coviello, esperto di calamità naturali e assicurazioni del Cnr. «Ogni cliente dovrebbe guardare bene tutte le clausole del contratto che gli viene sottoposto per capire quali condizioni sono effettivamente escluse. Altrimenti, nel momento in cui si verifica un sinistro, potrebbe darsi che la compagnia possa fare un’eccezione». Con il rischio, quindi, che per il cittadino assicurarsi contro un’alluvione non sia sinonimo di essere risarcito nel caso in cui questo evento climatico danneggi la sua casa.
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