Lo sviluppo del turismo incentrato sulla neve è incentrato su investimenti a lungo termine e comprendere quali saranno i cambiamenti climatici da oggi a metà secolo potrebbe essere una parte importante del business. Al momento gli studi dei climatologi, almeno in ambito locale, sono tuttavia per lo più al servizio degli amministratori piuttosto che degli imprenditori. «I dati incontrovertibili dicono che un aumento delle temperature è certo» spiega Roberto Barbiero, nominato coordinatore del tavolo provinciale di azione sui cambiamenti climatici della Provincia autonoma di Trento. «L’aumento negli ultimi 30-40 anni è di 1-1,5 gradi rispetto all’era pre industriale. Ma sull’arco alpino la crescita è di almeno 2 gradi». Questo innalzamento del termometro ha portato a una imponente riduzione dei ghiacci: «Dalla metà dell’Ottocento la riduzione di volume e superficie è stata nel complesso del 50%, ma nella nostra parte di arco alpino sono rimasti solo un quarto dei ghiacciai. Secondo i colleghi altoatesini dell’Eurac, di questo passo i ghiacciai localmente potrebbero ritirarsi oltre i 3mila metri già entro il 2050 e sciogliersi totalmente prima della fine del secolo».

L’incertezza è dovuta ai molteplici scenari che potrebbero verificarsi. Con l’attuale trend le temperature rischiano di aumentare di 3 gradi entro il 2100, ma anche nell’ipotesi di un’attuazione della migliore prospettiva sul clima secondo l’accordo di Parigi l’aumento sarà di 1,5 gradi a livello globale. «A livello locale a Trento ci si può aspettare una variazione di 2-3 gradi, fino a 4 in estate, nel periodo 2041/2070, rispetto al trentennio 1980/2010. Dal punto di vista qualitativo è più difficile fare previsioni, perché il trend delle precipitazioni potrebbe anche confermarsi globalmente stabile. Per ora registriamo solo un aumento della variabilità interannuale. Per esempio al passo del Tonale, a quota 1800, abbiamo avuto due anni molto nevosi come l’inverno 2008/9 e 2013/14, e altri decisamente più scarsi». Le nevicate sono più intense e discontinue, ma il bilancio in quota è in pari e da qui al 2050 alcune località potrebbero non risentire di un aumento delle temperature di due gradi. Il discorso cambia in pianura. «Una ricerca di Meteotrentino ci dice che a Trento, nell’arco temporale 1920/2017 le precipitazioni negli ultimi 30 anni sono calate del 35%». Ma cosa succederà a quote di media montagna, come possono essere 1500/1600 metri? «I colleghi di MeteoSvizzera hanno effettuato uno studio molto interessante in un’area che ha molte similitudini con la nostra. Secondo queste previsioni entro il 2050 ci sarà un innalzamento medio di 700 metri della quota neve». A un’altitudine che può corrispondere a quella di Madonna di Campiglio ci sarà il 40% della neve che troviamo oggi. L’isoterma di zero gradi a quota 1500 metri in inverno renderà non solo difficile la produzione di neve, ma anche il suo mantenimento. Per produrre la neve artificiale si potranno sfruttare anche le poche giornate di freddo eccezionale, ma sarà comunque molto complicato far sì che si conservi nell’arco della stagione.