Ieri ha aperto le porte il circo bianco di Sochi e i riflettori si sono accesi su scala planetaria. Lo zar Putin lo ha voluto fin dal 2007 per dimostrare al mondo intero che la Russia è di nuovo in primo piano sul palcoscenico internazionale, come un tempo. Lo ha voluto per dimostrare che i conflitti sono cose da poco, rispetto ai fuochi d’artificio, in quella regione caucasica dove si trova Sochi, storicamente dilaniata da un’alta conflittualità.

Per prevenire attacchi di ogni genere e proteggere circa 70 mila persone tra atleti e staff tecnico sono stati schierati nell’arco di 100 km 30 mila soldati, supportati da 5.500 telecamere e 6 postazioni con sistemi antimissili. Non ha badato a spese il freddo Putin, che si fa fotografare un giorno con il kimono mentre da bravo judoka atterra l’avversario compiacente e l’altro mentre va a caccia con il fucile a torso nudo. Le Olimpiadi di Sochi sono le più costose della storia, sia di quelle invernali che di quelle estive: 51 miliardi di dollari, rispetto ai 12 miliardi preventivati inizialmente, mentre l’edizione precedente, disputatasi a Vancouver nel 2010, è costata 9 milioni di dollari. Le Olimpiadi estive di Pechino, dove pur non si sono risparmiati per dimostrare la grandezza cinese, sono costate 43 miliardi di dollari.

Non ha badato a spese Putin, per celebrare se stesso e la Russia, e la sede scelta è caduta su Sochi, che affaccia sul Mar Nero, dove la media borghesia russa, sua grande sostenitrice, trascorre le vacanze estive. Dopo che Stalin fece costruire la sua dacia, Sochi divenne la località di vacanza dei presidenti che si sono succeduti in Unione sovietica. Sochi, con il suo clima mite, non è proprio la sede ideale per le Olimpiadi sulla neve. Quindi Putin ha speso un bel po’ di soldi per collegare la città sul mare al complesso sciistico di Krasnaja Poljana, che sorge 50 km alle spalle di Sochi.

Le spese folli, oltre che per la costruzione degli impianti sportivi, hanno riguardato il nuovo tracciato dell’autostrada che collega Sochi agli impianti di gara. Il collegamento rapido e confortevole, ha rappresentato una vera ostacolo per il comitato organizzatore russo, che non è stato risparmiato dalle critiche, visto che la strada e la ferrovia appositamente costruite saranno poco utilizzate una volta terminati i fasti olimpici. Critiche che si sono moltiplicate per i 360 km di nuove strade costruite per consentire il rapido afflusso dei 4 milioni di spettatori previsti da oggi al 24 febbraio.

I disastri ambientali provocati nella zona dalle Olimpiadi sono stati denunciati da Wwf, Greenpeace, Sochi Watch e da altre organizzazioni ambientaliste russe, come l’ong Caucaso del Nord, che accusano Gazprom di aver disboscato e spianato un’area di due ettari dove sorge la radura degli abeti bianchi ai piedi del monte Psehako, per costruire un centro turistico sede di alcune gare olimpiche. Scomparsa anche la famosa spiaggia di Imereti, ricoperta di frangiflutti. Inoltre, denunciano le organizzazioni ambientaliste, adiacente al corridoio Adler-Krasnaja Poljanala, rappresentato dalla costruzione dei 50 km di autostrada e ferrovia che collegano Sochi agli impianti sportivi dove si svolgeranno le gare, scorrono le acque del fiume Mzyma, che forniscono acqua potabile alla città, drasticamente ridotta a causa del rilascio di mercurio e di prodotti petroliferi.

La cava di Ahstyr, che sorge a ridosso della sorgente del fiume Mzyma, è stata destinata a discarica per rispettare i tempi voluti dal Cio per la costruzione degli impianti. È evidente che la salute delle popolazioni di Sochi e dintorni sono state messe in secondo piano rispetto alla grandeur dell’appuntamento olimpico, in nome del quale una zona di notevoli bellezze naturalistiche, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ha subito danni di grave entità.

Intanto le cinquecento imprese che hanno lavorato alla realizzazione degli impianti sportivi e delle infrastrutture, impiegando circa 96 mila lavoratori, hanno fatto salire il costo complessivo delle olimpiadi di Sochi fino al triplo di quello preventivato, in media si sfora del 180%, invece per Sochi si è arrivati al 500%, e anche il tasso di corruzione è notevolmente salito, tanto che, secondo Trasparency International, la regione caucasica risulta essere tra le più corrotte al mondo collocandosi al 133° posto su 177 aree prese in esame. Ma la regione caucasica potrà avere anche benefici dalle Olimpiadi: potranno convergere capitali stranieri, se si dimostra che a partire da Sochi questa resterà un’area sicura. Ma questo riguarda il futuro. Da oggi iniziano le gare: gli atleti russi cercheranno di non sfigurare innanzi al mondo intero e a Putin.