Non è vero che il cinghiale «quando viene ferito ammazza tutti». Molte volte perde anche il senno e il lume della ragione. Tonino Gentile è andato in confusione. Il sottosegretario ai trasporti, nella bufera per la nota storia censoria, nella giornata di ieri non ne ha azzeccata una. «Estraneo ai fatti, accusato da chi sfrutta i giornalisti» si inalberava di buon mattino. Ha persino tirato in ballo il suicidio del cronista dell’Ora della Calabria, Alessandro Bozzo, sulla cui vicenda pende un’indagine ai danni dell’editore, Pietro Citrigno, beccandosi così il rimprovero di Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti: «Gentile non si azzardi a sporcare la memoria di Bozzo, non ha alcun diritto di collegare quella tragedia alla sua vicenda».

I cronisti dell’Ora, da parte loro, gli hanno annunciato una querela: «Non si era mai interessato alla nostra situazione lavorativa. Spiace che lo faccia solo ora, evidentemente per distogliere l’attenzione dai problemi ben più seri che lo riguardano». Il direttore, Luciano Regolo, ha parlato di «sciacallaggio». E così per tutto il giorno il cinghiale ferito ha vagato per i prati della politica solo contro tutti. Nessuno aveva l’ardire di difenderlo. Se non fosse che la Calabria è un pozzo di voti per Ncd, anche Alfano l’avrebbe mollato su due piedi. Se fosse stato un cinghiale vero nemmeno la Forestale si sarebbe occupata di lui. Ma tant’è. Gentile per tutto il giorno non ha mollato la presa. La cadrega al ministero di piazza della Croce Rossa gli stava proprio a cuore. Ma se solo avesse potuto, avrebbe pagato per tornare indietro. E quella notizia dell’indagine sul figlio, la leggerebbe sul quotidiano locale non una, ma cento volte.

Un forcing mediatico e politico micidiale. Tanto per cominciare, quasi 200 segretari dei circoli calabresi del Pd avevano già messo la loro firma in calce a una lettera indirizzata a Matteo Renzi. La richiesta, una sola: il premier levi l’incarico a Gentile. «Non possiamo accettare la nomina di chi si è macchiato del peccato più grave in democrazia, cercare di imbavagliare la stampa libera e autonoma. Non possiamo sopportare che Gentile sia stato nominato dal nostro segretario, che un nemico della libertà di stampa venga a casa nostra parlando a nome del governo, del tuo governo». E mentre i grillini annunciavano una mozione di sfiducia in parlamento, l’oscar per la più esilarante dichiarazione se l’aggiudicava il presidente della regione Scopelliti: «Mi dicono che quelle rotative si bloccavano spesso, che non era la prima volta che il giornale non usciva». Da applausi.

Il cinghiale, intanto, razzolava sconsolato masticando amaro: «Non sono intervenuto sull’editore, né sul giornalista, né sul direttore del giornale. Non capisco perché sarei dovuto intervenire su una notizia già pubblicata. Dopo 20 giorni mio figlio non ha avuto alcuna comunicazione giudiziaria». Peccato per Gentile che ci siano gli sms che il figlio Andrea mandò all’editore, nella sera tra il 18 e 19 febbraio, sostenendo di aver parlato con lo stampatore De Rose, e ringraziandolo per quel che avrebbe fatto, ossia convincere il direttore a togliere la notizia. In un altro sms De Rose sollecita Alfredo Citrigno: «Ti hanno chiamato ma non rispondi». E’ probabile che usasse il plurale proprio intendendo i Gentile. D’altronde, nella telefonata De Rose era stato chiaro: «Non ti conviene inimicarti i Gentile». Per poi ricordargli che la nomina a sottosegretario ne avrebbe aumentato di gran lunga il potere.

Insomma, il cinghiale ferito, sbandava paurosamente, proprio nel momento in cui il direttore Regolo gli lanciava la sfida finale: «Perché Gentile non ha niente da dire sulla telefonata e sugli scenari inquietanti che essa evoca? Non ha parlato col figlio? E perché non querela De Rose che poi non ha stampato il giornale, visto che la notizia su Andrea non era stata tolta?». E mentre la procura cosentina gli comunicava che lo avrebbe sentito a breve per capire se ci sono notitiae criminis a suo carico, il cinghiale andava a curarsi le ferite a Piazza della Croce Rossa. Ma la notte non la passerà al ministero. Alle 20.04 di ieri si è dimesso.