Cinema Ritrovato, che si svolge a Bologna dal 25 al 31 agosto, è il primo grande festival di cinema che riprende un’attività in presenza in Italia, inizia un’inedita cordata con la Mostra di Venezia, che lo segue a ruota, ospitando all’interno del proprio programma la sezione veneziana di Classici restaurati. Nonostante le difficoltà quindi Cinema Ritrovato riduce solo in minima parte il programma per aumentare invece i luoghi di visione, arrivando a ben 16 spazi. Col teletrasporto si può fare.

Non mancano come sempre i film muti accompagnati dall’orchestra a cominciare dalla sezione dedicata a Buster Keaton, con il suo magistrale The General proiettato in Piazza Maggiore il 26, e il grande evento della presentazione di Sylvester di Lupu Pick accompagnato dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, diretta da Timothy Brock, che eseguirà la partitura originale composta nel 1924 da Klaus Pringsheim, arrangiata da Frank Strobel.

Sylvester è famoso per essere un Titlelloser Film, ovvero un film senza didascalie, scritto da quel geniaccio di Carl Mayer, che ha firmato il meglio del cinema tedesco muto, da Caligari al cinema di Murnau, incluso L’ultima risata, e ha persino ideato Sinfonia di una grande città. Mayer è la prova provata che la sceneggiatura è il cuore del film, essendo egli capace di sfruttare fin dalla scrittura tutto il potenziale del linguaggio visivo del muto, proponendo movimenti di macchina che avvicinano oggetti e personaggi come uno sguardo intenso, un uso simbolico dei personaggi (in Sylvester si chiamano l’Uomo, la Donna e la Madre) e degli oggetti, come l’orologio della notte di San Silvestro che segna l’avvicinarsi inesorabile della tragedia, comunicando quel senso di impotenza che lo storico Sigfried Kracauer collegò all’avvento del nazismo.

Del Lubitsch tedesco lo spettacolare dramma in costume (e il film più costoso prodotto allora in Germania) Anna Bolena, parte di quel sottogenere che il maestro inventò, e che alcuni hanno definito «la Storia dal buco della serratura» in quanto si indagano i rapporti tra i personaggi dietro le porte dei luoghi più intimi del Palazzo. Il festival propone diverse retrospettive, troppe davvero per elencarle tutte ora, da quella dedicata a Marco Ferreri, col suo cinema grottesco e modernissimo, alla serie con Henry Fonda che permette di riscoprire un attore duttile, in grado di esprimere il tragico con la sola disperazione del suo sguardo, come nel ruolo di Tom Joad, in Furore di John Ford (ricordato da Bruce il Boss per la sua indomabile lotta per la sopravvivenza). Young Mr Lincoln è una magistrale revisione storica firmata da Ford, che fa impallidire il Lincoln di Spielberg, con un Fonda che batte Hanks proprio per la sua ieratica semplicità.

In You Only Live Once interpreta un pre-noir firmato dal Lang americano, con Male Animal invece i fratelli Epstein scrivono una commedia politico-sessuale per un irresistibile occhialuto Fonda, che in Daisy Kenyon, si cimenta in un ruolo drammatico e sensuale, tipico del suo regista, Preminger. Vedremo Fonda anche nelle sue interpretazioni politico-democratiche come L’amaro sapore del potere che reagisce in diretta alla paranoia della crisi dei missili di Cuba, e A prova di errore.

La sezione 1900 curata da Mariann Lewinsky ci porta ancora più indietro nel tempo, sorprendendoci con le immagini che il cinema appena nato produce in ogni parte del mondo, raccontando le guerre e i loro strascichi o i primi Biograph, giocando (Melies) o mostrando la realtà (gli home movies di Giancarlo Stuky, erede dei mulini veneziani), o l’Indocina occupata, con musica asiatica.

Originale l’idea di una retrospettiva comparata di Frank Tuttle e Stuart Heisler, entrambi impegnati politicamente, che permette di rivedere quel noir in bianco e nero degli anni Quaranta che è tuttora il modello insuperato di questo genere con perle quali Il fuorilegge con Alan Ladd e Veronica Lake e The Glass Key tratto da Hammett, firmati da Tuttle, ma anche commedie scatenate come Roman Scandals di Heislet e Ladies Should Listen di Tuttle e film politici sul KKK, sull’antinazismo precoce (l’eccezionale Hostages di Tuttle), sulla guerra (Heisler ha diretto The Negro Soldier, il primo documentario sulla presenza nera nell’esercito americano) oltre a un promettente Suspense, titolo italiano Orgasmo, di Tuttle.

Grande attesa per il melodrammatico Miss Dorothy di Giulio Antamoro, Nina la poliziotta adattato da un romanzo di Carolina Invernizio, La cintura delle amazzoni di Mario Guaita-Ausonia, ambientazione circense con stunt spettacolari e situazioni comiche, e i muti italiani «ritrovati» perché possono riservare piacevoli sorprese, dato che la storiografia nazionale non ha mai valutato positivamente il prodotto popolare, ma cercato a tutti i costi l’afflato dell’arte e il realismo, e questi titoli invece stanno da un’altra parte.