Il 28° Trieste Film Festival – si è chiuso sabato sera nel segno delle registe. L’esordio della grande attrice serba Mirjana Karanovic, A Good Wife, ha vinto il concorso lungometraggi, tra i dieci titoli in lizza, il pubblico in sala ha attribuito la media voto più alta alla pellicola diretta e interpretata da colei che è diventata una delle coscienze critiche del suo Paese, capace di scoprire e sfogliare anche le pagine più buie della storia recente.
La «brava moglie» del titolo è una cinquantenne coniugata con un imprenditore di successo, che conduce una vita senza problemi finché scopre di avere un tumore al seno e alcune vhs del marito Vlada nel quale lo vede prendere parte all’uccisione di civili bosniaci durante la guerra, come componente dell’unità degli Scorpions.

 
La malattia nascosta diventa metafora del non detto, mentre la protagonista Milena si trova a fare i conti con qualcosa di inatteso e pensare se si può vivere con un criminale. Karanovic si mette in gioco a più livelli e vince l’azzardo, con un film registicamente lineare ma intenso e basato sui personaggi e le interpretazioni.
Nel concorso documentari il premio è andato al bel Communion – Komunia della talentuosa polacca Anna Zamecka, esordiente già vincitrice alla Semaine de la critique dello scorso Festival di Locarno.
Il premio speciale assegnato da Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa a un documentario è stato attribuito al bulgaro The Good Postman di Tonislav Hristov, un postino che si candida a sindaco in un piccolo paese sul confine con la Turchia dove transitano i rifugiati. The Good Postman è un film che crede nella democrazia, nel dialogo, che dà voce alla lungimiranza e alla generosità di persone semplici. È universale e locale e ci spinge a riflettere sulle scelte che ognuno di noi deve fare.

 

 

31VISDXfotopiccola3The Good Postman

 

 

Il premio Corso Salani, intitolato all’indimenticabile regista e attore scomparso nel 2010, è andato, tra i quattro film italiani in attesa di distribuzione al bellissimo La natura delle cose di Laura Viezzoli (già nel concorso Filmmaker-Prospettive 2016), un anno con Agostino Santambrogio, malato di Sla che non si rassegna a essere prigioniero nel suo corpo immobile. Un documentario toccante e avvolgente, quasi ipnotico, che cerca il senso dell’esistenza, si muove tra terra e cielo, tra passato e futuro, che dovrebbe arrivare nelle sale a primavera. Unica eccezione di regista uomo in concorso salito sul palco il romeno Adrian Silisteanu per ritirare il premio per il miglior cortometraggio, Written / Unwritten.

 
L’edizione del TSFF – codiretto da Nicoletta Romeo e Fabrizio Grosoli – non si esaurisce nei premi. Nove giorni di proiezioni, tante proposte e ospiti e un fiorire di iniziative sempre meno collaterali come «When East Meet West». La serata finale ha visto la presenza di Monica Bellucci e Marco Bellocchio. L’attrice ha ritirato l’Eastern Star Award e presenziato alla proiezione del film di chiusura, On The Milky Road di Kusturica di cui è protagonista a fianco del regista di Underground.

 
Bellocchio ha ricevuto il premio di miglior film italiano del 2016, per la prima volta assegnato con un referendum dei critici italiani per Fai bei sogni e ha tenuto un incontro pubblico. Nella stessa sede è stato annunciato il «Film della critica 2016», Neruda del cileno Pablo Larrain.
Atro ospite il regista romeno Cristi Puiu, capofila del nuovo cinema romeno, che ha tenuto una seguitissima masterclass e presentato Sieranevada, già in concorso a Cannes e in uscita in aprile per Parthenos – nota significativa è che sempre più i film del festival hanno una distribuzione che li porterà nelle sale italiane. Ancora da citare la personale al documentarista russo Vitalij Manskij, il focus sui paesi Baltici, la sezione Art&Sound (con Koudelka Shooting Holy Land di Gilad Baram) e molto altro.